La sindaco di Monfalcone ha acquistato una pagina del Piccolo per spiegare i motivi per cui una settantina di bambini bengalesi rimarranno esclusi dalle scuole di Monfalcone per impedire le “classi ghetto” e rispettare la soglia del 45% dei bambini stranieri per classe.
I piccoli stranieri in esubero potranno essere spostati in altre scuole del circondario della città (bambini tanto piccoli in autobus? Chi li accompagnerà e a quali costi?). Così la scuola materna, o asilo, come si diceva un tempo, si chiude quando invece è la sede privilegiata per l’integrazione, perchè in quell’ordine di scuola non esiste una programmazione didattica rigida, e dunque è possibile giocare, socializzare e imparare la lingua, senza aspettare di avere sei anni e iniziare la scuola elementare con un grande gap linguistico. Invece era necessario che la prima cittadina si muovesse per tempo e aprisse nuove sezioni di scuola dell’infanzia, anche grazie alla presenza in regione e al governo di politici amici che avrebbero dato una mano.
La sindaco non è nuova a queste iniziative: ricordiamo l’eliminazione delle panchine in piazza, il taglio della rassegna teatrale ContrAzioni, l’impedimento ad aprire il centro culturale islamico, la non concessione degli spazi pubblici per il capodanno bengalese, ecc. ecc. Peccato che la sindaco non riesca a capire che gli stranieri costituiscono una risorsa fondamentale per l’economia di Monfalcone, visto che lavorano in cantiere, pagano le tasse, pagano gli affitti, fanno la spesa e dunque non si capisce perchè debbano essere esclusi dalla vita civile della città.
Così anche la sindaca, come quello di Gorizia, assurge alla cronaca nazionale per il problema dell’immigrazione, come se le città non avessero altre criticità. Ma la differenza tra i due sindaci c’è ed è tutta a favore di Gorizia : da noi il sindaco prende carta e penna e scrive le sue lettere ai ministeri italiani spendendo – almeno per questo – poco, la sindaca di Monfalcone invece compra una paginata intera del quotidiano locale. Due sono le considerazioni: evidentemente tanto sicura di quello che sta facendo non è, visto che sente l’esigenza di esternare così alla grande, mentre con una semplice conferenza stampa forse avrebbe ottenuto lo stesso risultato.
Evidentemente l’ansia di riparare alla figuraccia nazionale ha giocato brutti scherzi, ma l’ultima considerazione da fare è la seguente: chi paga? A carico di chi è l’acquisto di quella pagina? A carico personale della sindaco o del Comune di Monfalcone, quindi anche dei bengalesi senza posto a scuola? In questo frangente le spartane lettere di Ziberna fanno un’ottima figura. adg
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