Oggi tocca alla Ferrari, domani chissà. La fuga da Forza Italia arriva anche a Gorizia, e la maggioranza in un anno ha già cambiato parecchio la sua fisionomia.
La “granitica coalizione” che aveva vinto le elezioni col 25 % dei consensi dei Goriziani (votò il 50% degli aventi diritto, e Ziberna prese il 50%: quindi il 50% di chi si recò alle urne non votò per lui, è sempre bene ricordarlo, anche all’opposizione…) si è rivelata fin dai primi giorni un castello di sabbia, con i bambini a fare da subito i capricci per i gelati che il papà aveva promesso per farli stare buoni.
Tu farai l’assessore, tu il presidente del consiglio… solo che i gelati erano troppo pochi. Roldo addirittura il primo giorno, con Ziberna che stava per giurare: primo siluro al partito.
Ciotta e Stasi a far parte per se stessi a stretto giro. E Ziberna lì a promettere e non mantenere. La Ferrari, sacrificata sull’altare delle preferenze di Oreti, si becca una delega inutile ai musei, ma è questione di tempo.
Litigano su tutto, nel frattempo, arrivano ad autobocciarsi delibere come quella sui 104 euro di gettone, salvo ricopattarsi per gli amici degli amici, ma l’aria è sempre più pesante.
Oreti carica Oropallo nell’ottica di Tondo presidente della Regione: dura poco, anche lì le promesse svaniscono e lei se ne va. Ma nasce Progetto Fvg e la Lega cresce, Forza Italia becca una serie di scoppole e la mazzata finale della morte di Romoli, che sancisce il rompete e righe.
Tocca a Ziberna l’eredità: ne porta la bara, ma ne esce schiacciato, in questo caso ribalta il detto “siamo nani sulle spalle di giganti”.
Chiede la testa della Savino e la presidenza della Regione a Nicoli: giusto per far capire quanto conti, la Savino è ancora là e il presidente è Zanin.
Pettarin è alla camera coi voti della Lega, da Forza Italia si scappa e Progetto Fvg gli cresce sotto gli occhi. E Zotti, l’altro giorno l’ha mandato chiaro il messaggio, se non ci si ferma al razzismo: tocca a noi, prima che a loro, caro Rudy…
E i gelati sono finiti. AP
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