Devo ammetterlo: un po’ di timore lo avevo che ieri a Monfalcone ci fossero poche persone e soprattutto fossero solo bengalesi. Si sa, in un sabato pomeriggio di luglio, se il sole regge, si va al mare. Evidentemente, però, quello di ieri non era un sabato qualunque perché, quanto la si spara troppo grossa toccando i bambini, alle persone si drizzano i capelli.
Ieri, in piazza della Repubblica a Monfalcone per il Flash Mob organizzato dall’AMI “Noi stiamo con i bambini”, eravamo circa 600, di tutte le età, italiani e bengalesi, isontini, bisiachi, sloveni, triestini, udinesi e chissà chi altro ancora…
Quello che si notava immediatamente appena giunti in piazza erano i colori, tanti colori, di pelle, di tessuti… Ma veniamo al perché un sabato pomeriggio di luglio, tante persone si sono prese la briga di sfidare il caldo torrido per far sentire la propria voce.
E’ di qualche giorno fa la decisione della Sindaco di Monfalcone di lasciare fuori dalla scuola materna circa una settantina di bambini stranieri affinchè venga rispettata la soglia del 45% di bambini stranieri per classe. Nobile l’intento dichiarato della prima cittadina: non vuole che si creino dei ghetti.
Peccato, però, che sbaglia di misura: non si sta parlando, infatti, di scuole elementari, medie, superiori in cui obiettivamente un livello omogeneo di conoscenza della lingua è conditio sine qua non per non rallentare i ritmi della programmazione didattica all’interno di una classe. Questa sì che poteva essere una scelta presa per il benessere di tutti.
Si sta parlando della SCUOLA dell’infanzia, della scuola materna, quella che fino a qualche anno fa quando il nido era per pochi si chiamava ASILO. Da mamma mi chiedo se la Sindaco sappia quali siano le attività che vengono portate avanti all’interno di un asilo, quale sia l’intento di una precoce socializzazione (rispetto a qualche decennio fa quando una buona parte dei bambini stava a casa e non frequentava la scuola materna) e soprattutto quale sia l’approccio alla lingua.
All’asilo la lingua non si impara, si assimila, la scolarizzazione vera e propria inizia dopo, dalla prima elementare in poi, proprio il momento in cui una competenza linguistica (anche se solo orale) di pari livello è auspicabile.
Ecco, a questo serve la scuola materna, a porre le basi perché poi non vi siano gap linguistici perchè, se questi non sussistono, non ha alcun senso imporre dei tetti massimi di stranieri nelle scuole. Chiaro, no?
Forse l’ha compreso la Sindaco di averla sparata un po’ troppo grossa, tanto da comperare un paginone del Piccolo per spiegarsi meglio. Il punto è che non siamo allocchi, la sua decisione l’abbiamo capita molto bene, e l’hanno capita anche tutti i bengalesi che a Monfalcone ci vivono, alcuni da decenni, e con il loro lavoro (spesso e volentieri mal pagato) e le loro tasse mandano avanti la baracca assieme agli italiani.
A me, francamente, non interessa chi l’abbia pagata questa pagina: mi interessa solo che le decisioni che riguardano i bambini non siano di nessun colore, nemmeno verde che, ve lo ricordo, dovrebbe essere il colore della speranza. ElSa.
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