Gorizia al nono posto in Italia per qualità della vita, al primo posto per la più bassa pressione fiscale sulle aziende. Esulta Ziberna, ma se chiedete in giro un aggettivo per definire Gorizia, tre quarti delle persone vi diranno triste.
Ci son solo otto posti in Italia dove si vive meglio, eppure 300 ragazzi ogni anno lasciano la città per trovare fortuna altrove, dice l’assessore all’istruzione. ll 22% non studia nè cerca lavoro. Tralascio i dati del Sert o della salute mentale sul numero e sull’età dei nuovi ingressi.
Primi per la più bassa pressione fiscale, eppure il saldo tra aziende che aprono e aziende che chiudono è impietoso.
Il piano di rilancio dell’aeroporto bocciato. La Zese è la nuova fiaba del sior intento. Non c’è un settore commerciale, se si escludono i bar, che riesca a sopravvivere.
Nuovi insediamenti industriali? Neanche l’ombra. Speculazioni tante, con imprenditori stile prendi i soldi e scappa sostenuti da varianti ad personam che beccano incentivi e fuggono a motori ancora spenti.
La città triste non attrae, insomma. Né turisti – quest’anno a gusti di frontiera vi anticipo già che per l’amministrazione saranno minimo un milione. Eppure non capisco perché tutta questa gente non torna a Gorizia durante l’anno, ma solo a gusti di frontiera – né investitori.
L’idea dell’era Romoli, il centro come “salotto della città”, il biglietto da visita da far vedere ai turisti a spese degli altri quartieri abbandonati, si sta via via sgretolando con il corso ridotto a un campo di bocce, piazza Vittoria con le macchine sulle piastre da qualche milione di euro, parcheggi ovunque per una città vuota, una schizofrenia quotidiana partorita da menti confuse.
Bike sharing potenziato e sparizione delle piste ciclabili. Ascensore al castello che atterrerà sulle auto in transito in galleria Bombi. Auto in uscita, anzi no in entrata, con un semaforo, manca solo una rotonda intorno alla fontana.
Previsione di nuovi centri commerciali ovunque e contemporaneamente il centro come “centro commerciale naturale”. Parcheggi dappertutto, paradossalmente evocati come ostacolo all’interesse degli investitori perché, appunto, “mancherebbero i parcheggi”.
In mezzo a questa sarabanda di serrande abbassate e proclami di grandeur, nei prossimi mesi si decideranno le sorti, urbanistiche e non, della città.
Se passa l’idea della maggioranza, scritta in quel documento politico votato anche da gran parte dell’opposizione alla fine della passata consiliatura, tra vent’anni avremo una città fantasma, tipo quelle dei film western in cui nel deserto post corsa all’oro resiste un saloon e lo sceriffo è ubriaco al bancone.
Il futuro nei centri commerciali, nella grande distribuzione che mette supermercati ovunque, è già archeologia urbanistica da almeno dieci anni. Ormai tutte le città hanno cimiteri di capannoni nella loro cintura. E noi, che saremmo ancora in tempo, andiamo in quella direzione, perché la proposta dell’amministrazione è proprio questa.
Oggi, nel 2018, pensano ancora che la felicità sia uscire di casa e salire in macchina, destinazione il proprio parcheggio blu. AP
Il futuro di questa mia amatissima città è scritto tutto in quel dato: 300 giovani vanno via ogni anno.
Ne nascono quanti? 200 ad essere ottimisti?
Il futuro di Gorizia è tutto qui, a caratteri di piombo su sfondo nero.