Il destino della sanità goriziana sembra ormai segnato: le ipotesi in campo, le più accreditate, ne sanciscono la fine come azienda autonoma e il probabile accorpamento con Trieste. Quando la politica parla di sanità, in realtà, non parla di salute. Parla esclusivamente di soldi, potere, voti.
Tantissimi soldi, tantissimo potere: innanzitutto. questo interessa. Tutte le ipotesi sul futuro, o le scelte del passato, vengono lette sotto questi due aspetti, e danno luogo a comportamenti schizofrenici e a volte paradossali, proprio perché interessa tantissimo ciò che sta intorno alla sanità, molto poco ciò che sta intorno alla salute.
Pensate al centrodestra locale che tuonava contro il PD al governo della Regione: vogliamo nascere a Gorizia! Va su Fedriga e tutto tace. O per analogia il PD che tace sulla sanità finché c’è al governo la Serracchiani, perché “parlare di sanità sarebbe come spararsi sui coglioni”, e appena va su Fedriga è un bombardamento di mozioni a tutti i livelli.
La politica, insomma, in fatto di sanità non decide per la salute dei cittadini. La riprova si ha, nel nostro piccolo paesello goriziano, guardando le scelte che l’amministrazione ha fatto nel corso degli anni. Preoccupati fino a quest’estate di non poter più nascere a Gorizia, desiderosi ultimamente di bruciarci in loco una volta morti a Gorizia, gli amministratori passati e presenti si sono dimenticati di prendersi cura del tempo che sta in mezzo,
ossia della nostra salute da vivi, perché non portava soldi, potere, voti.
Allora sono state autorizzate le peggiori nefandezze: centrali a biomasse e industrie insalubri in centro abitato prima, ora una centrale a gas che dobbiamo bloccare prima che sia troppo tardi; boschi trasformati in vigneti senza nessun rispetto per l’ambiente e la fauna; non si è voluto gestire
l’Isonzo insieme agli sloveni, perché mi rifiuto di pensare che in dieci e passa anni di assessorato all’ambiente uno non sia in grado di mettere in piedi un ufficio transfrontaliero che si occupasse di questo.
Continuo? Che aria respiriamo, con una città a misura di automobile? La Livarna ci riguarda? E il cementificio di Anhovo? I casi di tumore sono in crescita? Quanto incidono sulla nostra salute la povertà, la solitudine, la depressione, le dipendenze da sostanze, alcool, farmaci, gioco? Questi dovrebbero essere i temi, quando si parla di sanità.
Invece ce ne interessiamo quando già siamo malati, perché siamo posti letto, occupati, prestazioni, farmaci, e più lo siamo, più siamo soldi, potere, voti. Adesso, poi, siamo anche troppo pochi.
Lunedì arrivano Fedriga e Riccardi, che diranno guai a chi pensa che loro vogliano togliere servizi ai cittadini goriziani. Anzi, il contrario: d’ora in poi con il pretesto del prelievo avremo anche l’occasione di un caffè in piazza Unità. AP
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