Liberarsi di tutto, di ogni prerogativa, ufficio, palazzo, potere. Dunque questa era la missione della giunta di Gorizia: perdere ogni ricchezza per trovarne una più cospicua nell’alto dei cieli? Adesso in ogni caso si perde l’azienda sanitaria, perchè nell’ipotesi del tridente di Trieste, Udine e Pordenone, Gorizia scompare, si sono persi i milioni destinati al recupero del Filzi, la Camera di Commercio è accorpata con Trieste, dubbi molto forti circolano sulla prefettura cui si è tolta la commissione che dava i permessi per i richiedenti asilo, sulle carceri, sul tribunale, come lo stesso sindaco paventava ai tempi della campagna elettorale.
Stiamo lentamente perdendo uffici, denaro, specificità. Essere vasi di coccio tra vasi di ferro non è però, come qualcuno sostiene, scritto nel DNA dei goriziani, ma è causa di una politica timida, che urla per il punto nascita e adesso aspetta le decisioni di Fedriga senza alzare troppo la voce, è responsabilità di una intera comunità che non è stata in grado di darsi nessuna fisionomia, nessuna identità, che non ha saputo valorizzare appieno le sue peculiarità storiche e naturalistiche.
La politica avrebbe dovuto costruire la comunità goriziana, tenerla unita su determinati interessi che prescindono dalle differenze politiche, indicando obiettivi di sviluppo utili per tutti i cittadini. Ma il dialogo non si è mai voluto e il consenso politico è sempre derivato dall’alimentare divisioni e non certo dalla ricerca di un bene comune. Per questo siamo e saremo sempre più deboli. adg
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