Dunque a quanto dice la stampa sembra che il festival Invisible cities non abbia trovato la disponibilità di commercianti, esercenti, proprietari di appartamenti, di aprire i loro spazi per qualche giorno per consentire l’allestimento di eventi multimediali che animerebbero, come accade da alcuni, la città, attraverso installazioni, luci particolari, filmati, performance teatrali, conferenze che hanno come tema “Cantieri aperti. Il racconto del lavoro, dei mestieri, delle professioni tra passato e presente”.
Mi pare una grande miopia non agevolare i momenti di fruizione della città e dei suoi spazi in modo originale. Per qualche giorno la possibilità di guardare a luoghi chiusi ed abbandonati come potenzialmente vivi e produttivi può far cambiare la prospettiva con cui si guarda a Gorizia. La città non può perdere nulla di culturale, nessun avvenimento che sia in grado di attirare persone, soprattutto giovani, e creare interesse e riflessione su una città che deve essere interamente ripensata nel suo ruolo futuro.
Per questo lo sguardo di giovani artisti, architetti, esperti informatici, artisti può essere molto utile per fornire spunti e idee da sviluppare, magari coinvolgendo gli artisti stessi e chiedendo loro un suggerimento su come pensano la Gorizia dei prossimi anni. Speriamo dunque che gli spazi cittadini si aprano, soprattutto perchè a chiederlo è un goriziano come Alessandro Cattunar che ha bene operato per la crescita culturale della sua città. Non è con galleria Bombi che le cose cambieranno per noi, ma solo da un atteggiamento positivo e aperto alle novità che ci vengono proposte. adg
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