Salvini impone gli sgombri delle case occupate, senza che si trovino soluzioni alternative. In Italia l’occupazione delle case da parte di persone che non hanno reddito, lavoro, poveri insomma, italiani e stranieri, è un fenomeno antico che trova le sue radici in due fondamentali fattori.
Il primo è che nel paese ci sono circa 7 milioni di case sfitte che dovrebbero essere ristrutturate e poi affittate a canoni agevolati, ma nessuno ha fatto finora nulla, il secondo fattore è che si sono costruite poche case popolari per chi ha un reddito basso.
I controlli per stabilire se le condizioni economiche dell’assegnatario siano cambiate e quindi perda il diritto, potendo affittare un appartamento a canone più elevato, non vengono attuati. Il diritto alla casa è un tema che non affronta nessuna forza politica, non c’è alcuna idea per sopperire alla mancanza di immobili.
La speculazione sulle aree edificabili, spesso con inutili manufatti, è sotto l’occhio di tutti. Minniti aveva fatto un decreto simile ma almeno gli sgombri venivano attuati in concomitanza al reperimento di una sistemazione alternativa, Salvini invece butta fuori la gente a prescindere dal reperimento di una alternativa, in nome del principio della sacralità della proprietà privata.
Ma dove andrà la gente sfrattata con la forza? Ed è questo il modo di risolvere un problema o invece se ne creano molti altri, che saranno affrontati come questione di ordine pubblico e non come grande problema sociale? A Milano il comune ha avocato a sé la gestione delle case popolari, ha fatto la manutenzione degli appartamenti, ha verificato le occupazioni illegali di gente che poteva pagare di più e quindi ha drasticamente limitato le occupazioni.
Ma questo significa cercare di risolvere un problema, invece a Salvini interessa che il problema ci sia per dimostrare che è un duro. Unica cosa positiva è che sgombrerà, se è coerente, anche il palazzo occupato a Roma dai suoi amici di CasaPound. adg
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