Nella prima consiliatura di Ettore Romoli il Forum si era impegnato moltissimo sull’idea di fare di Gorizia una città della storia, studiando le tragedie del nazionalismo in queste terre, le vicende e le culture nate durante la guerra fredda che tanto danno hanno prodotto alla convivenza tra italiani e sloveni.
Si trattava di mettere a tema quello che era successo nella nostra città a partire dallo scoppio della seconda guerra mondiale, fare diventare Gorizia un laboratorio di riflessione sui danni che produce una comunità divisa dalla cortina di ferro, imbalsamata culturalmente dalle logiche amico – nemico, che nascondono quella che è stata la complessità della vita sociale goriziana.
Era un’occasione per far conoscere la città anche fuori dal nostro territorio, usufruendo di un confine aperto che attira turisti, ma che potrebbe interessare anche le scuole e gli studiosi.
Per questo avevamo un progetto di museo aperto, avevamo chiesto di poter utilizzare le casermette dei valichi per farle diventare piccole aule didattiche o piccoli musei come quello alla Transalpina.
Naturalmente la risposta fu negativa. Non si volle minimamente prendere in considerazione un’idea che avrebbe fatto della città un esempio di studio su come superare le divisioni politiche e nazionali, di come utilizzare l’elaborazione della storia per farla diventare una risorsa, anche economica, della città.
Mentre in tutta Italia siamo stati invitati a parlare dei problemi del confine orientale, qui le porte rimanevano chiuse.
Usare i vecchi valichi che andavano in rovina, collegarli in un percorso storico, coinvolgere le scuole è sempre stato impossibile, né il comune ha mai preso in considerazione la cessione dei valichi alla provincia che avrebbe voluto valorizzarli.
Ora sembra che il degrado più assoluto regni in queste strutture, che vengono lasciate andare in malora piuttosto che prendere in considerazione un’idea che viene “da sinistra”.
Miopia politica ed imprenditoriale sono la cifra di questa vicenda per noi molto dolorosa ma altamente educativa: tutte le richieste di collaborazione, di condivisione, del “sedersi attorno ad un tavolo” si scontrano contro il muro di gomma politico e culturale della destra che preferisce che tutto vada in malora piuttosto che dare ragione a chi ce l’ha. adg
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