Perché lo Stato e la Regione vogliono interrompere l’esperienza dell’accoglienza diffusa per sostituirla con il ritorno ai centri di identificazione per i richiedenti asilo?
A parte l’evidente incostituzionalità di tale proposta, anche mettendosi dalla parte dei proponenti, non se ne capisce proprio la logica.
La concentrazione di troppe persone nello stesso luogo – afferma la destra – porta alla popolazione locale insicurezza e rende difficile l’integrazione? Bene, blocchiamo la distribuzione di piccoli gruppi (Ministero degli Interni e ANCI avevano a suo tempo pattuito 4 persone ogni 1000 abitanti) nelle comunità e concentriamo centinaia di persone nello stesso luogo!
Il costo dell’accoglienza diffusa – i famosi 35 euro al giorno – è insostenibile per le casse delle amministrazioni statale e regionale? Bene, apriamo di nuovo i centri che, al tempo del cpt di Gradisca, erano costati 75 euro a persona (ben più del doppio!) per i primi due anni e successivamente 42 con l’arrivo della nuova cooperativa che era finita successivamente nei guai anche per l’impossibilità di pagare il personale.
Bisogna evitare che gli speculatori lucrino sulla pelle della povera gente – dice ancora la destra con un soprassalto di preoccupazione anche per chi è in arrivo? Bene, creiamo degli enormi centri che qualcuno dovrà ben gestire, con la necessità di pensare a gare e appalti ipermilionari che non potranno fare altro che suscitare appetiti, anche tra i professionisti della speculazione.
E si potrebbe continuare a lungo… Ebbene, dal momento che è evidente la contraddizione fra le motivazioni accampate e le soluzioni proposte (e presto purtroppo anche imposte), non si può che immaginare, dietro alle prospettive minacciate da Fedriga e company, un preciso disegno politico volto ad accaparrarsi il consenso elettorale dei cittadini mediante una mera operazione di propaganda. Questa sì, è una vera speculazione sulla pelle dei poveri! AB
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