Venerdì sera, nella sala civica di Aiello del Friuli, i 14 ospiti dello SPRAR e i loro operatori dell’ICS, si sono presentati al paese. E’ stato un momento di grande simpatia e familiarità che ha consentito a tutti i presenti di conoscere, almeno in parte, la storia di vita e le peripezie alla ricerca di una speranza sopportate da questo gruppo di giovani, provenienti da Afghanistan, Pakistan, Costa d’Avorio, Senegal e Bangla Desh.
Alla fine dell’incontro c’è stata un’abbondante cena per tutti, nel corso della quale tutti hanno potuto gustare il cibo tipico di quei paesi.
Tutti hanno apprezzato la comunicazione, semplice ed efficace, soprattutto hanno compreso quanto sia normale la ricerca di condizioni migliori di vita, di sicurezza e di libertà e quali siano le ragioni per le quali ci si mette in viaggio, rischiando di perdere tutto ciò che si possiede. E tutti hanno compreso quanto lo sprar sia l’unico sistema per garantire a tutti – nuovi arrivati e cittadini del territorio – condizioni di esistenza in grado di coniugare umanità e legalità.
Lo sprar garantisce integrazione tra popolazione immigrata e residente. A differenza del processo di ghettizzazione inevitabile quando i numeri sono molto alti, l’inserimento di piccoli gruppi o famiglie su un territorio limitato consente la costruzione sistematica di relazioni di aiuto, di collaborazione e solidarietà che favoriscono la conoscenza delle lingue, dei valori culturali reciproci e delle opportunità lavorative a disposizione dei richiedenti.
Lo sprar garantisce un controllo sistematico sull’operato dell’ente gestore. Infatti il progetto è in carico all’ente pubblico – nella grande maggioranze dei casi il Comune – che deve tenere in ordine tutti i conti fino all’ultimo centesimo e vigilare attentamente sulle condizioni di ospitalità prescritte da norme molto severe e complesse a tutela degli accolti e dei cittadini residenti.
Lo sprar è economicamente vantaggioso. Il costo attuale a persona è intorno ai 35 euro e comprende affitti, vitto e alloggio, operatori accompagnatori, spese generali e il famoso pocket money, ammontante a circa 2,5 euro al giorno.
Quando esistevano i cpt gli enti gestori che si sono alternati a Gradisca hanno ricevuto nel corso degli anni cifre oscillanti tra gli 80 e i 40 euro al giorno per sostenere un’accoglienza per lo meno discutibile (se ci siano stati anche dei reati sarà la magistratura a stabilirlo). In un luogo in cui si concentrano 500 persone (quello che vorrebbero ora Salvini e Fedriga), nel migliore dei casi un ente gestore riceverebbe come minimo 20mila euro al giorno (600mila al mese e circa 7 milioni all’anno). Difficilmente cifre simili non stuzzicherebbero appetiti mafiosi… Senza contare le spese per il controllo dei centri, dai quali da quello che si è capito non ci sarà la possibilità di uscire e rientrare liberamente e quelle finalizzate alla prevenzione o alla repressione di eventuali proteste.
E allora, se tutto è così ovvio, perché soffocare gli sprar? Forse la risposta sta nel reale, assoluto disinteresse di Salvini per la ventilata riforma del trattato di Dublino: perché va meglio così e c’è bisogno di innalzare lo scontro sociale a tutti i livelli per intervenire come salvatori della patria e imporre un nuovo sistema, antidemocratico, razzista e liberticida.
Per questo la battaglia sugli sprar non è la difesa di un sistema di protezione da sostituire con un altro. E’ la linea del Piave della democrazia in Italia e in Friuli Venezia Giulia.
Se a qualcuno interessa, gli incontri ad Aiello proseguiranno venerdì 19 alle 18 in sala civica (sulla situazione in Bosnia, a Bihac e Velika Kladusa) e venerdì 26 alle 20.30 sempre in sala civica (Filosofia e psicologia dell’accoglienza, con Pierluigi Di Piazza, Gianpaolo Gri, Valentina Romita e Gianfranco Schiavone). ab
Rispondi