Inevitabile è un primo sguardo ai goriziani “Gusti di Frontiera”. Non si arriverà forse al milione di presenze, ma a giudicare dalla paralisi perfino del traffico pedonale si può certo presumere che ci si sia arrivati vicino. Non c’è che dire, un’organizzazione straordinaria, al di là di qualche inevitabile disagio soprattutto dei residenti in centro, tre giorni davvero speciali per una Gorizia che alla sera sembra quasi sempre deserta.
Poi si può disquisire a lungo sul fenomeno sociale e culturale costituito da questi festival del consumo alimentare: colonne informi di migliaia di esseri umani che si accalcano nelle strettoie cittadine, in un’orgia di cibo e bevande offerte da centinaia di bancarelle immerse in una sottile nebbia dal caratteristico profumo di grigliata.
Qualcuno ha definito “Gusti” una mega sagra paesana, senza capo né coda. Forse ha ragione, tuttavia numeri così clamorosamente elevati costringono a qualche riflessione forse più profonda, legata al bisogno di non sentirsi soli, di stordirsi con la musica ad altissimo volume e alcoolici a buon mercato (beh, su certi prezzi ci sarebbe abbastanza da ridire…), di andare oltre senza troppi affanni alle incertezze del presente.
A sentire i promotori, dobbiamo dividere per dieci i numeri di Gusti di Frontiera per scendere ai 70mila di Piazza del Popolo a Roma, dove il Partito Democratico ha invitato tutta Italia a scendere in piazza “contro la paura” (di che cosa non è stato del tutto chiarito). Naturalmente la versione degli avversari politici riduce il tutto al massimo a 5mila e forse, come a volte accade, la verità sta in mezzo. Che sia così o colà, l’impressione è che ancora una volta, al di là di slogan triti e ritriti, non si sia fatto alcun passo in avanti.
E’ evidente il blocco di un partito che da una parte ha una base recalcitrante e sinceramente desiderosa di una nuova stagione propositiva e programmatica, dall’altra – a causa di un’assurda legge elettorale che sempre più appare un gentile regalo a coloro che sono stati eletti nei “listini” preordinati a immagine e somiglianza di capi e capetti – una rappresentanza parlamentare che esprime una linea che, per usare la celebre espressione del suo principale sostenitore, dovrebbe essere immediatamente rottamata. Senza il concreto passo indietro di Renzi, Boschi, Serracchiani, Rosato e company, difficilmente il PD si potrà scrollare di dosso l’impressione di “morto che cammina” suscitata da tutte le ultime apparizioni.
Si divida ancora il numero e si arriva ai duecento partecipanti, sabato sera a Udine, a un interessante incontro sull’accoglienza, proposto dalla rete regionale a favore dei diritti degli immigrati. Protagonista è stata l’europarlamentare Elly Schlein, che ha descritto con dovizia di particolari la riforma del protocollo di Dublino da lei caldeggiata a livello di istituzioni continentali.
Il nuovo “Dublino” può essere legge nel momento in cui i singoli Stati dell’Unione lo fanno proprio, ma nonostante tale normativa risponda esattamente ai problemi sollevati dalle destre populiste europee, c’è poco da sperare: i parlamentari europei della Lega e dell’attuale maggioranza governativa italiana non hanno partecipato a nessuna delle sedute preparatorie e si sono totalmente disinteressati alla vicenda. Chiarissimo come sempre l’intervento di Gianfranco Schiavone, presidente ICS, che ha evidenziato come l’obiettivo vero del recente Decreto Sicurezza salviniano è l’abolizione del Sistema di Protezione Umanitaria, con l’evidente intento di creare il caos nelle città e approfittare di ciò per imporre una politica di repressione delle libertà democratiche.
L’incontro è stato molto interessante e utile per ciò che concerne i dati tecnici e l’esposizione dei problemi e delle prospettive politiche sottese alle scelte governative. Decisamente meno avvincente è stata la seconda parte del discorso della Schlein, una “tirata” di mezz’ora su tutto lo scibile e l’immaginabile. Svincolati dalle approfondite analisi scientifiche e dall’esposizione corretta dei documenti, quelli dei rappresentanti del popolo del cosiddetto centro sinistra sembrano a volte essere ovvi scioglilingua finalizzati a strappare scroscianti applausi a pubblici totalmente concordanti sempre più esigui, caratterizzati da un’età media di gran lunga superiore ai 60.
Forse bisognerebbe uscire dalla logica dell’”ovvio dei popoli” che entusiasma i già convinti e sembra alimentare esponenzialmente la reazione furiosa (e i consensi) degli attuali padroni del vapore. Come? Beh, una strada importante è senz’altro quella della micropolitica e della microeconomia. E’ quella che ha sempre seguito e che continua a seguire il Forum per Gorizia, interessandosi del locale in una prospettiva e in un orizzonte globale, senza puntare subito ai “grandi numeri”, ma alla qualità culturale di una proposta realmente alternativa al sovranismo apparentemente dominante.
E’ attorno a esperienze come questa che si può ripartire, insieme a tutti coloro che ci stanno, movimenti, partiti, associazioni e persone impegnate in Politica (con la P maiuscola). AB
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