Dunque il Municipio 2 diventerà sede universitaria di una facoltà di “mediazione culturale”. Alcune osservazioni. Già a partire da un secolo fa la propaganda, anche se inizialmente servì a mobilitare gli eserciti dipingendo il nemico come un mostro, dovette poi cedere alla dura logica dei fatti. Fu così che gli italiani si accorsero che i soldati austriaci non avevano assolutamente la coda che gli usciva dal sedere come era stato fatto loro credere.
Davanti all’evidenza di un deretano tedesco del tutto simile a quello del soldato italiano, essi compresero che fidarsi ciecamente delle parole dei governanti non era molto conveniente. Oggi, se tanto mi dà tanto, perchè credere a una futuribile facoltà universitaria, che magari, se diventasse cosa concreta, potrebbe trovare posto in via Alviano che di spazio ne ha tanto, quando è possibile utilizzare da subito un edificio messo a posto con soldi pubblici e che la comunità richiede?
Perché spendere milioni di euro, che si sommano a quelli dell’areoporto, dell’ascensore al castello, della piazza Vittoria, facendo di Gorizia un’enorme e postulante idrovora di denaro che nemmeno la giunta amica di Fedriga può accontentare?
Mi riferisco alla richiesta del comitato di Straccis di poter utilizzare per attività culturali e sociali la villa Ritter. Nel corso dell’incontro con la popolazione del quartiere, cui purtroppo mancava l’interlocutore amministrativo, si è parlato a lungo della necessità di avere uno spazio pubblico di ritrovo per conferenze, cineforum, eventuale doposcuola, insomma un centro di aggregazione di cui i cittadini sentono la necessità.
Sarebbe magnifico poter ristrutturare la sede dell’ex dopolavoro del quartiere, in cui a quei tempi gli operai e la gente del posto andava a giocare a bocce, a pallacanestro e poteva prendere i libri in prestito dalla biblioteca, ma se i soldi sono troppi, intanto utilizziamo quello che c’è, la villa Ritter appunto, che si presta perfettamente alle necessità espresse nella riunione, come hanno detto Camilla Soffiati e Vito Conighi oggi sul giornale.
Insomma, torniamo a bordo e realizziamo almeno qualcuna delle promesse fatte. adg
Stento a capire l’interesse dell’Amministrazione Comunale goriziana per le università o pseudo-università private in città. L’esperienza del CIELS, col suo corpo docente perlomeno dubbio, si è conclusa ingloriosamente. Prima, nell’ex Municipio 2 di via Garibaldi, era stata installata una fantomatica Università Popolare, che non era né università, né popolare, né pagava l’affitto. Adesso il sindaco Ziberna vuole istituire sin dal prossimo anno una “Scuola di mediazione linguistica”, quella che una volta si chiamava Facoltà di Lingue, che poi sarebbe un CIELS-2-il ritorno, forse con gli stessi docenti rimasti a spasso. “Basterebbero 40 iscritti inizialmente per poi strutturare il progetto, fare promozione, lanciare questa iniziativa in maniera decisa e decisiva”, dice il Sindaco, senza vergognarsi. Come se per creare un’università bastassero un’aula e 40 ingenui che pagano l’iscrizione, sicuramente più cara che nelle due università statali della Regione. In Italia iniziative del genere sono nate come funghi: quasi tutte sono risultate fabbriche di lauree e di laureati fragilissimi, qualche volta vere e proprio truffe, sempre con qualche politico potente alle spalle. L’università in Italia non se la passa molto bene in questo momento: ci sono tagli ai finanziamenti, al corpo docente di ruolo, alle strutture. Che senso ha introdurre iniziative avventurose? Perché dirottare i finanziamenti verso l’incerto, trascurando l’esistente? Perché, soprattutto, offrire illusioni a quelli che, per varie ragioni, non possono accedere all’insegnamento pubblico? Silvano Cavazza