Abbiamo voluto fare alcune domande alla nostro lettrice che in Germania svolge il lavoro di insegnante per confrontare i sistemi scolastici e soprattutto i livelli di inclusione dove la scuola italiana è sempre stata ai primissimi posti. Ecco le risposte.
1) Sei da tempo in Germania per insegnare. In questi anni è cambiato il clima politico del paese e in generale quale atteggiamento hanno i Tedeschi verso gli stranieri?
2) Quali differenze trovi tra la scuola italiana e quella tedesca in relazione all’atteggiamento verso i ragazzi svantaggiati o disabili?
La Germania, ho scoperto da quando sto qui, è un paese a più velocità.
Ci sono le metropoli, dove respiri veramente un’aria cosmopolita, come Berlino, Monaco, Düsseldorf, ecc….
Poi le grandi città dove regna il verde e l’architettura ben curata e dove respiri un’aria europea di benessere e cultura, come Essen, dove vivo ora.
E ancora i villaggi, veramente fiabeschi, accoglienti sia per il turista tedesco che quello straniero.
E da ultime le cittadine di provincia. Queste sono degli ex-piccoli centri industriali, dove ancora qualche ciminiera si ostina a produrre emulsioni nocive che rendono l’aria – non ufficialmente- irrespirabile. Stranamente la stessa aria tira in queste cittadine tra le persone. Persone chiuse, piccolo-borghesi, desiderose di avere un ruolo o meglio uno status nella comunità. Alcuni pensionati si impegnano nell’accoglienza dei profughi siriani. La tensione si sente però: il Tg riporta di profughi che abusano di ragazze tedesche in piscina; io devo cambiare alloggio, perchè la padrona di casa non può sopportare il piercing di mia figlia. L’affettata gentilezza nasconde tanta paura e disagio di fronte a ciò che non si conosce. La frase che ritorna: Lei qui è solo un ospite!
E cosa fa la scuola?
Anche la scuola ha quattro velocità. Ci sono i licei e gli istituti comprensivi di secondo grado ( Gymnasien – Gesamtschulen). Poi le scuole tecniche ( Realschulen) , le scuole professionali (Hauptschulen) e per ultime, quasi escluse dal nucleo attivo della società, le scuole speciali, una volta chiamate Sonderschulen. In tedesco sondern significa separare. Oggi queste scuole sono chiamate scuole di sostegno – Förderschulen-.
Io ho avuto modo sia come madre sia come insegnante di fare la conoscenza di un po’ tutte queste tipologie di scuola, per lo meno nella regione federale in cui vivo. In Germania il sistema scolastico è amministrato e governato a livello di regione federale. Le differenze tra una regione federale e l’altra si dice siano enormi.
Il diritto alla cosiddetta Inclusione per le persone diversamente abili è sancito per legge in tutte le regioni federali. In generale però nella popolazione degli insegnanti e dei genitori le barriere culturali e cognitive nei confronti della riforma pro inclusione sono molto forti. Non c’è ancora la cultura della diversità individuale. O sei come dovresti essere o sei handicappato. Certo la società ha dovuto aggiornarsi e cambiar linguaggio: l’handicapp è diventato nel linguaggio ufficiale bisogno di sostegno. Nella mente di molti insegnati e genitori è rimasta invece l’etichetta di „malato“ – KRANK-.
Nella scuola la violenza fisica è altamente sanzionata. La manipolazione, la coercizione e il mobbing sono invece il pane quotidiano di scolari e insegnanti. L’origine di tutto ciò? La paura dell’emozionalità, dell’errore, dell’essere deboli e soprattutto non a norma. ZC
La ringrazio per la testimonianza sul mondo della scuola, perché mi permette di testimoniare che noi non siamo così: nella scuola italiana le sezioni separate sono state abolite da decenni. Dagli anni ’70 abbiamo cominciato ad accogliere i ragazzi in situazione di handicap nella scuola di tutti, e ciò ha contribuito a formare generazioni di giovani più aperti e disponibili nei confronti della diversità. Quando entro in classe e vedo studenti per i quali è assolutamente normale sedere al fianco di ragazzi con disabilità, penso che la scuola italiana abbia compiuto e stia continuando a compiere un’opera molto grande e importante, e credo che alla fine lo stesso trend si verificherà nei confronti degli alunni appartenenti a culture diverse. E’ la paura di fronte al naturale corso delle cose che spinge alcuni politici locali prendere iniziative goffe e ridicole all’insegna della separazione e della divisione partendo proprio dalla scuola. DC