E sono 40!
E così anche per il nostro Servizio Sanitario Nazionale la fatidica soglia dei 40 anni è stata raggiunta. Ma oramai si rimane giovani a lungo, soprattutto se ci sono le giuste premesse e se si fa una buona manutenzione.
E così anche per il nostro Servizio Sanitario Nazionale la fatidica soglia dei 40 anni è stata raggiunta. Ma oramai si rimane giovani a lungo, soprattutto se ci sono le giuste premesse e se si fa una buona manutenzione.
Quando è nato, con la L. 833 nel 1978, ha rappresentato una conquista per la democrazia e un capolavoro di efficienza, equità e modernità.
Ha visto la luce trent’anni anni dopo il famoso precursore inglese National Health Service, che non gode di altrettanto buona salute, avendo percorso strade diverse negli anni .
Ha avuto coetanei di rango, come la L. 180 (riforma dell’assistenza psichiatrica) e la L. 194 (tutela della maternità e interruzione volontaria di gravidanza), e si è sostituito al vecchio e iniquo sistema mutualistico.
A tutt’oggi rappresenta uno dei sistemi più efficienti e meno costosi al mondo, anche se non viene sempre apprezzato come meriterebbe, ma niente si apprezza tanto come quando viene a mancare…
Noi diamo per scontata l’esistenza di un sistema sanitario universalistico, un sistema che spende circa il 6,6% del PIL (contro il 9.6 della Germania), che garantisce una mortalità infantile fra le più basse al mondo e un’aspettativa di vita seconda solo al Giappone. Per questo dobbiamo apprezzarlo e rispettarlo di più, in quanto quello che abbiamo non è per nulla scontato.
Ma con la maturità comincia a lamentare qualche sintomo a cui è necessario porre rimedio al più presto, prima che si sviluppi la malattia.
Quali sono i sintomi che vanno presi in seria considerazione?
I tempi di attesa ad oggi sono garantiti per le prestazioni urgenti ma spesso chi non ha un problema urgente, se ne ha la possibilità, si affida alle prestazioni in libera professione per ridurre le lunghe attese.
La politica del numero chiuso nella facoltà di Medicina e ancora di più nelle scuole di specializzazione, compresa la Medicina generale, sta producendo una grave carenza di medici che si aggraverà ulteriormente nei prossimi anni.
La sanità pubblica registra diverse velocità quante sono le regioni d’Italia.
Le patologie ormai sono prevalentemente croniche e a lunga durata, con una percentuale di anziani in continuo aumento, grazie anche all’allungarsi dell’aspettativa di vita.
Il sistema di Welfare aziendale offerto ai dipendenti delle industrie private orienta la domanda verso il privato.
Cosa possiamo e dobbiamo fare per mantenere in buona salute il SSN?
Innanzi tutto è necessario investire sul mantenimento della salute piuttosto che sulla cura della malattia, in collaborazione con la scuola, i comuni, il mondo del lavoro, il volontariato e l’associazionismo. La sanità è un determinante di salute che pesa ai fini della salute stessa solo per il 10-30% del totale. I determinanti sociali ed economici (lavoro, abitazione, istruzione, reddito), l’organizzazione delle città e l’ambiente pesano per il 50%.
E’ indispensabile e urgente aumentare il numero di borse di studio per gli specializzandi e investire in formazione nel personale già attivo.
E’ necessario svecchiare l’attuale organizzazione dell’assistenza, sia negli ospedali che sul territorio, sviluppando tutte le potenzialità informatiche che già esistono con la medicina digitale, il fascicolo elettronico, la telemedicina.
Bisogna sviluppare le cure primarie e ripensare la presa in carico della cronicità, vera sfida dei prossimi decenni.
E’ necessario aumentare il numero delle prestazioni appropriate (accertamenti diagnostici, procedure, farmaci) e diminuire o eliminare le prestazioni di non provata efficacia o addirittura rischiose.
Ma soprattutto bisogna credere e investire nella sanità pubblica: offrire al SSN meno vincoli e più opportunità per garantirne la sostenibilità e competitività. MTP
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