Nella quotidiana follia dei comportamenti locali, in cui si puó dire ormai tutto senza nemmeno rendersi conto della gravità delle proprie affermazioni, in cui si esce dal dettato costituzionale per permettere a tutti di esprimere le proprie opinioni, tanto che non escluderei una prossima manifestazione a favore della mafia o del terrorismo di qualsivoglia colore, o perché no?, a favore dello sterminio di qualche popolo, visto che i nazifascisti sono tutelati, rischia di passare inosservato il blitz di ieri della ditta che materialmente ha eseguito i lavori in Corso Italia…
È un’azione che rende in maniera inequivocabile il grado di esasperazione a cui è arrivata a un anno di distanza dello scoppio del bubbone. Le accuse circostanziate che vengono mosse all’amministrazione, soprattutto quella di aver fatto pressioni perché i lavori continuassero a fronte di un’evidente irregolarità, ci pongono davanti a una domanda: chi, fra l’amministrazione e la ditta, mente?
Conoscendo la propensione alle balle di uno dei due attori, un’ idea ce la potremmo anche facilmente fare, ma ogni caso è a sé. Certo è che l’inchiesta sugli “appalti strani” partita in tutt’Italia, guarda caso, ha origine proprio da questo cantiere.
L’azienda subappaltata, chiamiamola così, sostiene di aver avvisato il comune dei mancati pagamenti ben prima di quanto riferito dal comune stesso.
Non si capisce perché l’amministrazione abbia fatto orecchie da mercante e chiesto di proseguire i lavori nonostante sapesse che la ditta madre non pagava. Sarebbe interessante capire come abbia preso le decisioni la catena di comando politica: sindaco e assessore o assessori competenti (non solo i lavori pubblici, anche il commercio ha un ruolo importante nella vicenda) cosa hanno detto alla parte tecnica?
Forse la soluzione prospettata dal Sindaco, ossia che la palla passa in mano agli avvocati, permetterà di far chiarezza.
Resta per i lavoratori coinvolti la sensazione di essere stati abbandonati dall’istituzione committente, per i cittadini la certezza che qualcosa di molto strano abbia condizionato l’esito catastrofico dei “lavoro in corso”. Andrea Picco
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