In consiglio comunale, davanti alle critiche sul ricevimento della Decima mas e sul fatto che la mozione antifascista non è stata rispettata, il sindaco risponde che non può imporre dichiarazioni a tutti quelli che vengono in città, ad esempio a una squadra di calcio.
Ha perfettamente ragione: gente in braghette e pallone sottobraccio non va disturbata mentre si reca negli spogliatoi, ma con quelli che entrano in comune con teschi e bandiere RSI, una qualche cautela sarebbe d’obbligo.
Mentre il primo cittadino parlava di ANPI come contenitore di infoibatori, indegna di avere accesso alle scuole (pur dotata di riconoscimento del MIUR) e esprimeva l’angoscia per la sua città che potrebbe cascare in mano a violenti deboli di mente che la mettono a ferro e a fuoco, venivano in mente due cose.
La prima è la mancanza di misura di un primo cittadino che insulta l’organizzazione dei partigiani che ha manifestato pacificamente il 19 gennaio, senza neppure ringraziarla per la prova di democrazia che ha dato e che dimentica che Vilma Braini e il cav. Silvino Poletto erano partigiani.
La seconda considerazione è più inquietante: ma non è che solo grazie agli antifascisti che il sindaco trova consenso? Perchè davanti ad una città immobile, che ha perso l’Azienda Sanitaria, dove l’Isontino rischia di venire accorpato e la città di perdere quel po’ di uffici e strutture che aveva, il sindaco si reca a Bruxelles (a spese sue) per richiedere l’apertura dei famigerati e mai indicati archivi sigillati dagli “slavi”.
Benissimo, purchè prima consulti le ultime ricerche su deportazione e foibe che si basano proprio su documenti consultati negli archivi di Lubiana e Belgrado, oltre a quelli disponibili di Londra e Washington.
I risultati di tali studi li potrà agevolmente consultare sull’ultimo numero della rivista Acta Histriae. Anche l’Istituto Centrale di Statistica di Roma possiede elenchi attendibili e già studiati che risalgono alla metà degli anni’50.
Da qui la domanda. Ma non è che grazie a ANPI ha ancora il ruolo di difensore dell’italianità contro gli slavo comunisti? No, perchè se è il nostro attivismo che gli dà vigore, chiediamo scusa e ci sediamo sul divano. Anna Di Gianantonio
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