Tutto cambia, nel bene e nel male, a ritmi vertiginosi. Quello che valeva ieri oggi non vale più.
In un tempo non molto lontano fare politica, impegnarsi, avere un’idea del mondo, era ordinaria amministrazione.
Addirittura essere iscritto a un partito era spesso conditio si ne qua non per ottenere un lavoro, per accedere agli incarichi più prestigiosi… E se non avevi titoli o competenze pace!
Chiaramente questo ultimo aspetto era una degenerazione del fare politica, non significava impegnarsi per realizzare una certa visione del mondo, ma mero opportunismo.
Oggi a chi vuole impegnarsi politicamente in modo pulito tagliano definitivamente le gambe. Appena ti qualifichi come membro di, attivista di… provochi un fuggi fuggi generale…
Hanno tutti paura di esporsi e pensano che valga una sorta di proprietà transitiva: “Se lui è X e gli sto vicino, magari agli occhi della gente divento X anch’io”.
Nella migliore delle ipotesi ti guardano con uno sguardo di commiserazione… “Ma cosa pensi di fare che tanto non cambia nulla”?
Non parliamo poi dell’organizzazione di eventi/iniziative! Vuoi una sala pubblica? Non la puoi avere perché fai politica. Vuoi un contributo per realizzare un progetto sociale con indubbie e provate ricadute positive sul territorio (e ovviamente tutto rendicontato al centesimo)? Giammai!
Ergo, tocca arrangiarsi facendo una fatica cane.
Ma tutti quelli che “hanno paura di” lo sanno che una posizione la stanno prendendo e coincide spesso con quella di chi detiene il potere? Basterebbe ammetterlo sin dall’inizio…
E quelli che “a me non interessa” , “non serve a nulla” , lo sanno che di politica ne stanno facendo? Si chiama politica del non me ne frega un cazzo. Eleonora Sartori.
Rispondi