Un obbligo, quello di conoscere la lingua per poter diventare a tutti gli effetti cittadini italiani, previsto dal decreto sicurezza, oggi ci viene venduto come l’esito vittorioso di una battaglia del Comune di Gorizia, ottenuto grazie a una delle numerosissime lettere scritte dal Sindaco Rodolfo Ziberna e indirizzate ai piani alti. Mah…
Comunque il punto non è questo. Il punto non è nemmeno la messa in discussione dell’obbligo. E’ evidente che per potersi inserire davvero in una società si debba conoscere la lingua… A farmi sorridere sono le affermazioni dell’Assessore Silvana Romano: “molti, quando giurano, hanno difficoltà ad esprimersi”.
Non nutro alcun dubbio a riguardo, ma penso a quante volte le mie orecchie hanno sanguinato presenziando alle sedute dei consigli comunali.
Sapersi esprimere è una cosa seria, ma lo è per tutti e non ha a che fare con il titolo di studio, ma con la vita: l’aver letto, l’aver approfondito, viaggiato, conosciuto indipendentemente dai percorsi accademici (infatti, ahimè, ci sono laureati che hanno qualche problema in tal senso).
Esattamente come il Comune pretende che i cittadini sappiano esprimersi per poter essere realmente integrati, noi, da datori di salario, possiamo pretendere che gli amministratori sappiano esprimersi correttamente in modo da capire cosa propongo, discutono, dibattono?
Qui non c’entra il populismo, ma il merito, che troppo spesso purtroppo con la politica nulla ha a che fare. Eleonora Sartori
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