Gli schiavi che non riflettono sulla loro schiavitù, i neri che sono contenti di fare lo zio Tom, gli operai che pur di lavorare sopportano le malattie professionali, le donne che non vivono senza l’approvazione degli uomini dimostrano una cosa soltanto: senza prendere coscienza in modo critico della propria condizione, senza comprendere che viviamo all’interno di un sistema di pensiero unico che ha parlato di guerre umanitarie e di liberatori del Venezuela mandati dalla CIA, che produce, oltre alla miseria e alla distruzione del pianeta, anche idee che sostengono tali distruzioni, come quella che la Grecia è fallita per colpa dei debiti delle cicale elleniche, o che le donne se le cercano, o che il pubblico è peggio del privato, o che la verità è relativa, allora gli oppressi faranno sì pena, però fino ad una certa, come dicono i ragazzi.
Le donne che vogliono lottare contro il potere patriarcale che le divide e le opprime devono comprendere come farlo assieme alle altre, darsi delle norme di comportamento, un’etica femminile, una scala di valori che esca dalle regole imposte e lottare per questo. Altrimenti si arriva alla sentenza emessa da tre donne per cui gli stupratori vanno assolti perchè la vittima è troppo brutta.
Più realiste del re, più maschiliste di ogni uomo, più antiche di quelli che giudicavano gli stupri dopo Caporetto e non si meravigliavano che ad essere violentate dai soldati fossero donne belle o brutte, vecchie e bambine, perchè sapevano che la violenza non guarda in faccia a nessuno.
Allora se proprio proprio bisogna scegliere è meglio essere brutte ma almeno cattive quanto basta. Anna Di Gianantonio
Rispondi