La nostra fortezza Bastiani, in attesa del nemico, si spopola. Arroccati come siamo, paralizzati dalla paura dell’invasione, senza più o senza mai aver avuto un’idea di un nuovo ruolo per la città dopo la fine della “Jugo”, registriamo questo menodiecimila e proseguiamo nella letargia dei faremo vedremo studieremo cercheremo.
Costretti a sperare che arrivino i tartari, dalla rotta balcanica, per avere un nemico che giustifichi la nostra esistenza.
Ziberna tra un po’ sarà costretto a dare lo stop allo stopinvasione e a dire venite vi prego che altrimenti si accorgono che non so che pesci pigliare.
Una sorta di faccia di bronzo di Riace. Gorizia si spopola sotto le ultime amministrazioni di centrodestra, e invertire la tendenza pensando di portare qui gli anziani a godersi la pensione (cito dal documento unico di programmazione) la dice lunga su quanto corta sia la canna del gas.
Stara Gorica, vecchia e stanca, bulimica (imperdibile gorgonzola di frontiera, questo weekend) e alcolica, stordita dal nulla che la malgoverna a promesse e battute e pacche sulle spalle.
Dovevano volare aerei, volano solo avvoltoi targati Udine e Trieste, in attesa di mangiarsi la carcassa di una città che avrebbe tutto per essere centrale, nevralgica, un laboratorio di convivenza senza confini e invece i confini più insormontabili ce li ha in testa.
Menodiecimila, vendesi ovunque, col primo cittadino che percorre via Garibaldi e tra ali di negozi sfitti del centro commerciale diffuso entra in Comune, a fingere ancora per due anni e mezzo di avere un’idea di città. Andrea Picco
Bell’articolo. Complimenti all’autore!
Ho lavorato a Gorizia in due periodi: uno breve (due mesi) tra il 1971 ed il 1972, uno più lungo (circa due anni e mezzo) dieci anni dopo e nulla era cambiato, come ora.
Gli amministratori che si sono succeduti nel tempo non hanno mai guardato al futuro, bendati nelle loro stanze con i ricordi del passato e fiduciosi della “manna dal cielo”.
Da Roma arrivavano gli aiuti, purchè Gorizia rimanesse un simbolo del passato, appunto.
Di conseguenza è stata mantenuta la distanza dal territorio circostante, con chiusura verso diverse realtà in movimento, sia italiane che straniere.
Ormai resta ai cittadini solo un passato di simboli arrugginiti, e la fortezza perde pezzi.