Mogli friulane, ma cosa ci fate in ufficio, in fabbrica, in negozio? Cosa fate, politica? Avanti a casa, a stirarci le camicie, far da mangiare e aspettare il tempo di diventare madri, una due tre quattro cinque sei volte, che il seme non si disperde.
Ci pensiamo noi a voi, tra un giro all’Anduamo e uno al Wellcum, il puttantour si fa per ridere dai…
Cosa vi manca? La donna è madre, moglie e figlia, ma ne facciamo un altro finché non viene il maschio. Puttana anche sì, ovvio, le altre son tutte puttane.
Cosa c’è di più bello, della famiglia? Ah, la famiglia naturale, quella dove è naturale che sia così. Mogli friulane fate figli, punto. Il vostro ruolo nella storia è questo, punto. È sempre stato così e le robe andavano pur bene?
Cosa vi siete messe in testa? Anzi cosa vi hanno messo in testa, che voi stavate così bene a far la calza e aspettare vostro marito, venivate subito dopo l’osteria…
Viva la famiglia che la domenica va a messa, e a Natale e Pasqua vi fate anche i capelli.
Patrociniamo questo, come Regione, orgogliosi a Verona a dire che se le prendete le prendete e zitte, perché il matrimonio è sacro e il divorzio è Satana.
Andiamo a Verona per voi, perché ci avete votato per questo. Voi state a casa ad aspettarci. Vi realizzate così, voi madri e mogli friulane. Donne viene dopo, anzi non viene proprio. Andrea Picco
Il vostro Presidente.
E due sventole il fine settimana per restituire armonia alla patriarcogerarchia?
🙂
Caro Andrea, premesso che non ho capito cosa andranno a fare a Verona e qualsiasi cosa faranno o diranno non me ne importa granché, mi ha fatto un po’ sorridere il tuo scritto.
Altro che donna a stirare… non di sicuro nella nostra società. Sono solo luoghi comuni. Le donne in molti ambienti lavorativi si sono ritagliate un potere spropositato e a casa ti assicuro fanno di tutto tranne che stirare. Già le quote rosa – intese come obbligo di una «rappresentanza di genere» – sono una cosa scellerata ed una mostruosità ideologica, ma a parte questo le donne a casa, nella maggior parte dei casi e nella cultura mediterranea, comandano proprio.
Ed è la storia ad insegnarlo. L’etimologia della parola proviene non a caso dal latino domĭna = signora, padrona. Ed è con questo termine si esprime tutta l’importanza ed il potere che ebbe il matriarcato nelle antiche civiltà e nelle antiche culture del Mediterraneo.
Ciao
Mi scusi, siccome è anonimo non so se lei sia donna o uomo, né che età abbia. Non ho la pretesa di fornire dati certi, ma ritengo che ciò che lei scrive sia assai lontano dal vero… La mia affermazione va al di là di una semplice camicia che io per esempio non ho mai stirato. Certo, oggi puoi anche non stirare una camicia, ma le gli “attacchi” arrivano su altri e ben più subdoli fronti. Le donne comandano così tanto che nel 2019 prendono ancora “mazzate”, dal nord al sud e in qualsiasi condizione sociale (dati centri antiviolenza, vogliamo crederci?), comandano così tanto che quando vogliono interrompere una relazione vengono sfigurate, nella migliore ipotesi, uccise nella peggiore. Comandano così tanto che ancora si discute se sia stupro quando la vittima ha perizoma, minigonna… Hanno così tanto potere che quando al potere ci arrivano nessuno guarda ai meriti, ma tutti si chiedono con chi sarà andata a letto. Insomma, si faccia una chiacchierata con una decina di donne tra i 35 e i 45 anni, e poi vediamo se la penserà ancora così. Eleonora.
Il messaggio precedente l’ho scritto io, sono un uomo e un po’più grande di te, ma non che questo sia un vanto.
Se esistono i centri antiviolenza è ovvio che esistono anche casi di donne che subiscono violenze, e forse anche (seppur in rari casi) pure uomini.
Premesso che non parlo di paesi e di culture che non conosco, le mie considerazioni fanno unico riferimento – ovviamente in termini ampiamente generali -ai paesi dell’area mediterranea, dove la donna è ed è sempre stata la vera padrona e signora.
Chi prende le decisioni finali in una famiglia quando si tratta di acquistare una casa, di decidere sulla scuola dei figli e sulla loro educazione, quando si tratta di rimproverarli o punirli o esortarli, quando si tratta di accompagnarli verso la socialità? Certo, non come la Mantide religiosa che non solo comanda e domina, si leva pure lo sfizio di “eliminare” l’amato, ma la maggior parte degli uomini – anche nelle case friulane – alla fine “obbediscono” silenziosi.
E vogliamo parlare delle separazioni? Italia e Grecia sono i due paesi più mammisti di tutta l’area mediterranea. In Italia sono persino riusciti nelle aule di Tribunale a disapplicare sistematicamente la legge vigente sull’affido condiviso. Lo chiamano condiviso nelle premesse delle sentenze e poi continuano ad imporre le stesse condizioni degli affidi esclusivi, marginalizzando il ruolo dei padri. Storie di vita vissuta nell’annus domini 2019. Non nel Medioevo né tanto meno nel periodo della Grande guerra, quando i padri erano dediti ad altro e raramente frequentavano e si godevano i figli. Certo esistono i padri inadeguati, così come esistono madri inadeguate. Ma sapere che nell’aula di un Tribunale il papà non ha pari tutela della mamma… perché la cultura mammista domina in questo paese il diritto di famiglia, ha dell’incredibile!
E le quote rosa? Una idiozia che accomuna tutti i paesi dell’area europea nel nome del politicamente corretto. Una forma di buonismo che invece di privilegiare i migliori privilegia il sesso e che sta già facendo danni inenarrabili. Se si dovesse applicare la stessa logica a tutte le categorie deboli o svantaggiate, avremmo una società divisa in quote di tutti i colori, considerando i disabili, i rifugiati, gli immigrati, i giovani da proteggere e i vecchi da tutelare, i gay, i trans, i neri e i rom… Sparirebbe anche l’ultima traccia di meritocrazia in un’assegnazione di posti solo per generi e minoranze.
E la festa dell’otto marzo? Oramai in mezzo mondo è diventata la festa contro il sessista con la cresta arancione. Ma si tratta pur sempre di una festa farlocca e velleitaria. E la più evidente idiozia prodotta dall’ottomarzismo è la cacofonica ridefinizione dei ruoli e degli appellativi riferiti alle donne, una torsione femminile che raggiunge esiti grotteschi: Ministra, Sindaca, Assessora…ma per pietà, non violentate la lingua italiana!
E il reato di femminicidio? In una società giusta il diritto è universale, non si modella sui generi: uccidere un maschio non è meno criminale che uccidere una donna. Se la legge funziona vale per tutti. Si possono nei singoli casi ravvisare aggravanti e attenuanti, generiche e specifiche, come prevede il codice penale, ma è assurdo che ci siano omicidi che per legge valgono un omicidio e mezzo e altri mezzo omicidio.
Cara Eleonora, di donne nella mia vita ne ho frequentate ed amate molto più di una decina… e infatti potrei scriverci sopra un romanzo, ma ora non ho tempo, perché devo andare a stirare la camicia da mettere domani. Ciao
La ringrazio per la risposta. Non condivido praticamente nulla di quello che afferma. Le spiego il perchè:
tutte le sfere di decisione femminile da lei elencate riguardano la casa; anche i figli sono purtroppo spesso “gestiti” solo dalle madri, non certo perchè i padri sono tutti degli irresponsabili, sia chiaro. Il fatto è che finchè sarà la donna a “decidere” si stare a casa appena diventata madre, finchè sarà la donna a optare per il part-time, queste situazioni non cambieranno. Il papà sgobba e lavora (e non ci fa mancare nulla… tempo fa questo ho dovuto leggere), la mamma sta a casa a fare tutto il resto. Se questo comoda a una manciata di donne, comoda a moltissimi uomini che, scusati dal lavoro, non scarrozzano i figli a destra e a sinistra, non si cuccano i colloqui con i genitori etc… Insomma se la società è mammista, come lei sostiene, lo è perchè comoda agli uomini finchè va tutto bene, quando la famiglia è serena e tutti si amano… Quando, ahimè, le cose vanno male… la musica cambia. Per quanto riguarda le quote rosa, nemmeno a me piacciono, ma dopo aver frequentato gli ambienti della politica, mi sono resa conto che tutto sono fuorchè adatti alle donne. Consigli comunali in notturna etc… E’ normale che le donne siano svantaggiate ed è normale che si ponga a questo rimedio. Sono d’accordo sul fatto che può generare danni e ne ha generati, mettendo delle perfette idiote in ruoli importanti. Però, quanti idioti uomini ci sono in ruoli importanti? L’8 marzo mi fa sorridere, i sostantivi declinati al femminile no. La lingua è viva, cambia e quindi è doveroso adattarla al cambiare della società. Si può dire tranquillamente avvocata, assessora senza che a nessuno venga un colpo. Adesso suona male? Fra qualche anno suonerà benissimo. L’affermazione che ritengo più grave è quella sul femminicidio: gli uomini in questo caso uccidono le mogli, fidanzate in quanto tali. O con me o con nessun altro. E’ una fattispecie di reato a sè, nemmeno lontanamente paragonabile numericamente al caso contrario, donne che uccidono i mariti/compagni.
Accetto tutte le considerazioni fatte, ribatto solo su una cosa, l’uso distorto della lingua italiana!
Non ritengo che l’uso di ministro, sindaco o assessore riferito ad una donna sia un ipotetico svilimento del ruolo della donna che si ritrova a ricoprire determinate cariche. L’indicazione di Ministro o Sindaco ecc., rappresenta l’indicazione di una “funzione” e il fatto che quella funzione sia ricoperta da un uomo o da una donna non cambia alcunché.
Peraltro, se nella lingua inglese il problema non esiste perché the minister, mayor, chancellor, si possono usare per entrambi, in italiano non esiste il genere neutro, le parole sono maschili o femminili. Non è sessismo, è che la nostra lingua è strutturata così. Così come non c’è alcun reale motivo per cui il pane è maschio ma la pagnotta è femmina. E poi ci sarebbero le professioni che pur essendo nomi maschili hanno la desinenza in -a. Geometra, poeta, pilota, guardia… queste come le decliniamo? Per non dire del femminile di architetto che se pronunciato finirebbe per far venire alla memoria qualche film di Lino Banfi. Infatti non ho mai sentito nessuna collega pretendere di essere chiamata architetta!
Comunque resta il fatto che i termini che davvero contano nella lingua italiana sono tutti al femminile… bellezza, virtù e scienza… e non mi pare poco!