Serena Pellegrino no, i fascisti prego, accomodatevi.
La Costituzione dev’essere cambiata ultimamente, e non ce ne siamo accorti.
Un Prefetto vieta a una cittadina di partecipare ad una manifestazione perché ha osato criticare un lager, ma dice che non può vietare che chi si ispira a quelli che i lager li avevano fatti venga ricevuto in comune.
È il mondo al contrario. È l’esercizio del potere che diventa sopruso. Serena Pellegrino, che sa di non poter parlare a causa delle sue opinioni, è ancora una cittadina libera? Si sente minacciata? Si può ancora dire ciò che si pensa, o per una Serena Pellegrino che rende pubblica questa censura ce ne sono tante altre di persone intimidite da pressioni che preferiscono tacere?
Qual è il confine tra libertà personale e censura, governativa in questo caso, visto che il Prefetto dipende dal ministro dell’interno? Perché tutta questa arroganza nei suoi confronti e tutta questa timidezza nei confronti dei repubblichini o dei fascisti del terzo millennio?
Quando c’è quella pagliacciata della Decima mas in comune, anziché vietarla allontanano me perché dico che è una vergogna che il comune renda onore ai nazifascisti.
Chi prende queste decisioni si rende conto della gravità di quello che fa?
Chissà se la pensa così o ha avuto disposizione di… Non basta la solidarietà, in questi casi, per chi ha subito una grave ingerenza nella propria sfera pubblica ma anche privata, perché è un condizionamento che volente o nolente qualche ripercussione ce l’avrà.
Aiuta, ma non basta. C’è poi una mia curiosità, quando vedo questi uomini di potere che prendono decisioni “strane”. Io ogni volta mi chiedo: chissà se la pensa così o “ha avuto disposizione di.” Spesso è la seconda. E allora che prezzo paga uno, per fare il contrario di quello che pensa? Intendo dire: quando si leva il vestito buono e si guarda allo specchio, non lo vede nei propri occhi il proprio nudo fallimento personale? Andrea Picco
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