Ipotizziamo che il razzismo c’entri con la maratona di Trieste come i cavoli a merenda… E’ indubbio, infatti, che le testate giornalistiche, facendo un ampio uso del fastidiosissimo click baiting, abbiamo gonfiato i titoli. Oggi sappiamo che nessuno ha mai vietato nulla a nessuno.
A essere imbarazzante, per usare un eufemismo, è la giustificazione ex post data dagli organizzatori: se si vuole evitare che degli atleti di valore vengano sfruttati e considerata l’esiguità delle cifre vinte (stiamo parlando di 600, 400 e 200 euro!!!), pagali direttamente tu, no? Se proprio vuoi invitare solo atleti non sfruttati, fai riferimento a questa condizione, o accertati della professionalità dei manager ma non fare riferimento alla provenienza geografica.
Se sei mosso dalla nobile intenzione di fare luce su un problema serio, quale è appunto l’assenza di scrupoli degli intermediari nel mondo sportivo, fallo prima, magari con una conferenza stampa, ma non dopo quando la bomba è già scoppiata.
Se sei veramente convinto, infine, continua sulla tua strada e non rimangiarti le parole. Se i fatti erano gravi prima, lo rimangono anche dopo che ti sei beccato una vagonata di faccine incazzate sui social.
Il sospetto più che fondato, dunque, è che non si sia trattato di una scelta tecnico/economica (non abbiamo abbastanza soldi per gli atleti top), che non si sia trattato di una scelta etica è chiaro anche a un neonato….
Dunque rimane solo un’ipotesi… che si sia trattato di una scelta politica: vuoi vincere facile? Non invitare chi può metterti in difficoltà. Eleonora Sartori
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