Non sono state necessarie le telecamere e gli interrogatori serrati delle stamperie cittadine per rintracciare il “pericoloso delinquente” che ha messo diversi tacomati sui pali della città con scritto “Vergogna” dopo la seduta del consiglio comunale in cui quasi tutti i membri della maggioranza non si sono presentati davanti ai loro concittadini per discutere le mozioni sull’ambiente.
Già allora i facinorosi del pubblico, guidati e plagiati dall’esponente più bullo, anzi bullissimo, dell’opposizione avevano sollevato delle lettere che formavano la stessa parola, e se uno più uno fa due, ed escludendo da parte del sindaco una volontà autonoma della massa solo manipolabile, i sospetti convergevano tutti in una direzione.
Picco rischiava come accaduto a Valpreda per piazza Fontana, tra l’altro i due sono accomunati dall’essere artisti e dunque sospetti. Ma adesso il vero esecutore ha reso ampia e dettagliata confessione.
Era davvero urgente scoprire per il primo cittadino l’autore del vile, vilissimo attentato perchè a Gorizia viviamo in una città di quelle descritte da Calvino: una città capovolta, dove i cattivi sono i buoni e i buoni cattivi.
Qui se qualcuno riceve truppe al servizio degli occupatori nazisti e capitanate dal golpista Borghese, è buono, chi lo contesta richiamandosi alla Costituzione, è cattivo.
In città chi fa dormire per settimane e settimane poveracci nell’umidità del tunnel, chiudendo anche l’acqua della fontanella, è buono, chi aiuta spendendo del suo e portandoli nella propria sede, è cattivo; chi “se ne frega” del fatto che una scuola di ballo debba chiudere per aprire la piazza al traffico che nessuno vuole, è buono, chi difende il diritto dell’imprenditore e dei ragazzi è cattivo.
E noi, la sinistra arcicattiva, non proviamo nessuna indignazione per il gesto fatto da Sergio Pratali Maffei, anzi lo comprendiamo con tutto il cuore. Siamo delinquenti anche noi, criminali incalliti con il vizio di camminare con i piedi per terra. Anna Di Gianantonio
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