In consiglio comunale il consigliere Andrea Picco mette in evidenza le contraddizioni tra la carta di Gorizia, documento presentato al sottosegretario Giorgetti per caldeggiare la candidatura di Gorizia e Nova Gorica come città della cultura, e la realtà dei fatti.
Tutti ricordano lo scandalo della Galleria Bombi dove sono stati tenuti i migranti privati dell’acqua potabile.
La Carta parla della partecipazione dei cittadini alla vita della città, mentre la giunta non vuole parlare delle petizioni con 3000 firme dei cittadini su industrie insalubri, zonizzazione acustica e non prende neppure in considerazione le altrettanto numerose firme di persone non favorevoli alla riapertura della Galleria Bombi.
Il sindaco nel suo intervento accusa Picco di essere un bullo, frase molto grave che dimostra come il primo cittadino non sappia rispondere in modo pacato e non offensivo alle osservazioni delle opposizioni. Ma tace e non dice nulla quando, ancora una volta, consiglieri comunali di Gorizia escono dall’aula, mentre altri consiglieri comunali fanno i loro interventi in lingua slovena.
E questo avviene quando si commemora la morte di una grande persona come Lojzka Bratuž, insegnante, poetessa, e musicista, figlia di Lojze, ucciso dai fascisti a metà degli anni Trenta solo perchè cantore sloveno.
Perchè il sindaco non riprende questi consiglieri invitandoli al rispetto dei goriziani di lingua slovena e della legge che tutela le minoranze? Ma di quale cultura stiamo parlando? Anna Di Gianantonio.
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