Nei prossimi giorni lo studio Di Dato & Meninno si metterà al lavoro per elaborare il masterplan (ovvero il progetto di indirizzo) per la rigenerazione urbana del parco Basaglia, il “parco” (con la p maiuscola) per noi associazioni della salute mentale, un luogo misconosciuto e non ancora sentito come proprio per la città.
Eppure quel luogo rende Gorizia famosa in tutto il mondo perché è proprio lì che ebbe il suo esordio la rivoluzione basagliana; e sono tante le persone che da tutta Europa vi giungono, sulle tracce di questo importante evento storico e culturale.
E dunque sì: uno spazio per la memoria, un punto informativo con fonti dirette e testimonianze, che permettano al visitatore di documentarsi su ciò che è stato Basaglia per la storia della nostra civiltà, è necessario.
Ma Basaglia non si chiude qui. Ciò che è al di fuori sono i valori che da allora cominciarono a essere introdotti nella nostra società, anche attraverso leggi cardine come la 180 e la 104; valori che si esprimono nel rispetto della persona con fragilità, in quanto riconosciuta come persona, titolare di diritti fra cui quello di essere accolta e di poter partecipare alla vita della comunità.
E questa è una conquista per tutti noi, perché prestare interesse alle persone con fragilità significa prestare interesse alla nostra essenza di persone, senza maschere e senza tutto ciò che ci viene costruito intorno.
Vorrei che il parco divenisse l’emblema di questi valori.
Se ci chiediamo, e noi lo facciamo di continuo, che cos’è che può far star bene una persona fragile, si trovano tante risposte: la pace, la tranquillità, ma anche la possibilità di interagire con gli altri, attraverso la parola o attraverso l’impegno pratico. E allora vorremmo che il parco divenisse il laboratorio di ciò che fa star bene: un luogo dove al centro ci sono le persone con la loro volontà di recepire ciò che la vita offre di bello, e di esprimersi.
Sono importanti gli stimoli, che fanno nascere interessi: la lettura, la musica, gli incontri culturali, il lavoro, l’attività fisica, l’interazione con il verde e la natura, e altro.
Allora servono spazi dove riunirsi, laboratori, piccoli auditorium, spazi verdi, orti, una fonoteca, una piccola biblioteca, spazi per l’attività fisica, spazi dalle dimensioni umane dove ritrovare il contatto con gli altri, con se stessi e con la natura.
Spero che tutti i tecnici impegnati in questa grande e importante missione di rigenerazione del parco, riescano a dare forma a questo mio sogno, ma credo ciò non possa avvenire senza l’impegno e il coinvolgimento diretto di tutti coloro che credono nei valori descritti sopra e che possano costruire e far diventare reale quel centro dello star bene di tutti.
Daniela Careddu (presidente Associazione Territoriale per la Salute Mentale di Gorizia)
Parole molto belle: la Careddu e la sua associazione meritano tutto l’appoggio.