Da un lato l’amministrazione firma una carta di Gorizia dove si auspica la partecipazione e la democrazia popolare, dall’altra, quando i cittadini presentano le petizioni non le discute in consiglio comunale.
Il sindaco, se si riteneva disturbato dalla presenza dei cittadini, avrebbe potuto far sgombrare l’aula e proseguire il dibattito a porte chiuse, invece ha preferito disertare la seduta e non consentire la discussione di un documento con la firma di oltre 3000 persone.
Ha scelto la strada peggiore, quella di ignorare le richieste della popolazione. Ma non pago di questo in una diretta fb assume il ruolo di vittima di una cosa a suo dire incredibile e mai vista: il fatto cioè che dei cittadini reclamino il diritto a discutere argomenti che li riguardano.
Non si perita da sindaco di insultare sia il consigliere Picco, definito già nella precedente seduta un “bullo”, sia le persone presenti definite addirittura “facinorose” e degne di un intervento di sgombero da parte della forza pubblica, che lui non ha fatto fare perchè contrario alla violenza. F
Fortunatamente le riprese in streaming fanno capire chi racconta bugie. In consiglio non è successo proprio nulla. Le persone erano lì a viso scoperto e sono nostri concittadini che conosciamo, persone per bene con figli al seguito e non certo pericolosi estremisti.
La sinistra è definita menzognera da un sindaco che si inventa che un manifesto fatto per il PSI nel 1973 inneggi alle foibe e quando gli si risponde in modo chiaro che racconta bugie, evita di scusarsi, ma continua a tacere sui documenti che l’ANPI ha presentato sui nomi impropri del lapidario e a ignorare le petizioni sulla non riapertura di galleria Bombi.
Non si era mai visto un modo simile di gestire il dibattito nell’aula da parte dei sindaci di centro destra che lo hanno preceduto e che conoscevano almeno la buona educazione e la correttezza istituzionale. Anna Di Gianantonio
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