Eh sì, perché condivido in tutto e per tutto le motivazioni profonde che hanno ispirato gli adesivi con la scritta Vergogna!
Quel giorno in consiglio comunale il Sindaco ha imposto alla sua banda la sospensione della democrazia. E, se il problema, come dichiarava ieri Ceretta, è sentirselo dire in faccia, bastava che si presentassero in aula dopo la fine del consiglio.
Hanno preferito la vergogna della fuga. Sergio dice che quella vergogna non deve cadere nell’oblio, va appiccicata pubblicamente addosso a chi dovrebbe provarla. E infatti è così: quando ho visto gli adesivi io non ho pensato che fossero rivolti a me, il Sindaco e la giunta sì.
A questo punto, preso da salvinismo, ha sguinzagliato il comando della polizia per sapere chi fosse il colpevole.
Non cogliendo il lato artistico del messaggio politico, da persona incapace di decifrare il linguaggio simbolico, metaforico. Aveva capito che era stato colpito, ma non capiva perché, se non nel banale rapporto diretto tra la parola e se stesso.
Solo che l’adesivo va oltre, è un “manifesto”, e non si rivolge a lui, ma a tutti i cittadini che lo vedono.
Mostra. Mostra quello che lui ha tentato di nascondere con le versioni bugiarde date ai giornali e ai social: che lui è scappato perché in palese difficoltà, per paura della discussione e degli esiti incerti del voto che avrebbe potuto sancire la fine della maggioranza a pochi giorni dalle elezioni di oggi.
L’adesivo è perciò un’opera d’arte e la sua affissione una performance artistica. Il suo messaggio artistico è politico, perché investe la polis e chi la guida, e ha centrato in pieno il bersaglio grosso. E la confessione è la firma dell’artista: rivendico la mia opera. Che è a disposizione di tutti, prova ne sia che ieri un gruppo di ragazzi ha staccato gli adesivi da galleria bombi e li ha attaccati insieme formando un fiore. Il fiore della vergogna, che fiorisce in galleria.
L’arte è sempre anticipatrice, e l’artista sa cogliere, intuire se volete, il sentimento del tempo. E il nostro don Abbondio, che ormai ha paura anche dell’imponente ombra che proietta, che si sente gli adesivi appiccicati addosso senza capire perché, una cosa l’ha capita: che ormai non basta una multa, a staccarli di dosso dalla coscienza della città. Andrea Picco
Rispondi