Leggendo i post di chi contesta i tabelloni del ‘900 si nota un tratto comune: la violenza e l’aggressività di chi crede di avere la verità in tasca, di padroneggiare i fondamentali, di conoscere tutta la vicenda goriziana.
Spesso questi chiedono a qualcuno di vergognarsi e si tratta di chi, in altro contesto culturale italiano, sarebbe da tempo sparito dalla circolazione per la vergogna di aver procurato allarme denunciando inesistenti foibe che avrebbero dovuto contenere dai 200 agli 800 corpi di scomparsi per colpa dei feroci partigiani filo Jugoslavia a Corno di Rosazzo, foibe ovviamente mai esistite.
Capita a chi, alle prime armi e mal consigliato, non sa consultare le carte. Tutti possiamo sbagliare, ma proprio la consapevolezza dell’errore dovrebbe farci essere più umili e attenti. Invece i toni, gli argomenti, l’indicazione dei nemici, le frasi usate ricordano il clima del dopoguerra.
Altri politici nostrani si spingono più in là e fanno questo sillogismo: se c’è qualcuno che mette un adesivo su un palo pubblico, dato che gli adesivi li può mettere solo Casapound, allora è un sovversivo, ergo, potrebbe anche buttare un candelotto nel cassonetto.
Importante è invece è mantenere la calma, ricordarsi che il tempo è passato e che nessuno minaccia nessuno. Si rileggano il discorso che fece Ettore Romoli nel 2015 quando presentò a Roma presso il Senato la mostra dei pannelli incriminati (discorso integrale sul n.106 della rivista)
La città di Gorizia deve avere una storia la più oggettiva possibile, la più condivisa possibile, che serva ad unire le persone e non a dividere. Questo è il problema che ci siamo posti con Dario Stasi. Io e lui abbiamo idee politiche diametralmente opposte, sia ben chiaro. Ma abbiamo dialogato. Abbiamo individuato un gruppo di studiosi, di persone interessate a queste problematiche, sempre con idee completamente diverse, e abbiamo ottenuto un risultato che non è il minimo comune multiplo ma è qualcosa di importante nell’insieme. In qualche didascalia c’era una frase non condivisa da Tizio e veniva aggiunto qualcosa di diverso da Caio. E siamo andati avanti così. E alla fine siamo riusciti a concludere e questa mostra è il prodotto. E questo prodotto ha fatto si che Gorizia oggi abbia qualcosa di diverso, qualcosa in più.
Pur avendo fortemente contestato le scelte del sindaco di allora, bisogna riconoscere che visione del rapporto con l’opposizione, stile e argomenti erano davvero del tutto diversi dal degrado cui oggi stiamo assistendo. Anna Di Gianantonio
Le descrizioni contenute nei tabelloni sono molto banali in realtà e dicono ben poco. Piuttosto sono infarciti di pubblicità. E non è ancora chiaro chi li ha messi e se le autorizzazioni necessarie c’erano. Tutto il resto è noia.