Purtroppo per motivi personali in queste ultime settimane sono stata assente dal CSM di Gorizia dove lavoro come infermiera. Sono informata dai giornali della triste vicenda occorsa a Gorizia il 20 giugno c.a. e dai colleghi che sento quotidianamente.
Leggendo i vari articoli, ma soprattutto i commenti delle persone non posso esimermi dal fare alcune considerazioni che ritengo doverose.
Conoscevo poco il signor Facchettin perché era seguito da altri operatori, inoltre non voglio entrare nello specifico della vicenda perché sono vincolata dal segreto professionale nel quale credo profondamente. Le mie considerazioni, di carattere generale, sono queste:
1) Mi duole molto constatare che nel 2019 ancora ci siano persone che ritengono utile allontanare chi soffre di un problema di salute mentale dalla società. Le persone in questione non sono diverse dalle altre, sono persone e come tali è ingiusto “marchiarle”. Il disturbo mentale ha tante manifestazioni, alla base delle quali ci può essere una personale fragilità, un contesto difficile, vicende di vita avverse. Come potete constatare quindi non si tratta di un virus che si contrae, si tratta di condizioni che potenzialmente possono colpire chiunque in qualsiasi momento della vita. Leggere nei commenti che Basaglia ha sbagliato mi induce a pensare che sia ancora un argomento misterioso per molte persone.
2) Chi ritiene di dover allontanare le persone dalla società non ha ben compreso che la nostra società si basa sullo Stato di diritto e questo significa che lo Stato si fa carico delle persone in difficoltà. Poiché però lo Stato siamo proprio noi cittadini, questo ricade necessariamente su tutti noi. Infatti quando una persona si ammala si reca in ospedale dove ha assicurate le cure del caso. L’ospedale è pagato da noi cittadini attraverso le imposte e questa è una manifestazione dello Stato Sociale. Quando un cittadino sta male, quindi, non va rinchiuso, ma curato come tutti gli altri in luoghi idonei, ma vicini al suo contesto di vita, perché questo assicura migliori risultati.
3) Capisco che quanto accaduto sia scioccante, ma esattamente come lo è qualsiasi notizia in cui ci sono delle vittime. Si può certo analizzare la situazione, rilevarne le criticità e le eventuali mancanze, ma correre ai ripari riaprendo i manicomi non la considero una soluzione. Inoltre vi chiedo se avete un’idea di quante persone siano morte per le “cure” ricevute nei manicomi. Ritenete forse che queste morti siano più accettabili?
4) La violenza di certi commenti letti qua e là la ritengo indegna sia nei confronti delle vittime che nei confronti dei loro famigliari e altrettanto indegna è la strumentalizzazione che si può fare di un fatto come questo.
5) I servizi di salute mentale non sono assolutamente perfetti e molto si può migliorare pur lavorando con risorse non sempre idonee. I cittadini possono essere molto utili in questo segnalando le criticità, invitando le persone a rivolgersi a noi, chiedendo alle istituzioni di colmare le lacune.
Ciò che appare inutile e distruttivo è invece sparare a zero sui servizi giudicandoli inefficienti e invocando soluzioni estreme che minano di fatto tutto il lavoro svolto finora e le conquiste ottenute. Io mi auguro davvero che si comprenda che la salute mentale non è un problema di pochi, ma un diritto di tutti. Laura Albani
Mi complimento con Laura Albani per le sue parole: sono d’accordo. Tutti dovrebbero riflettere al riguardo.