Due vicende umane, molto diverse tra loro, mi hanno fatto riflettere in questi giorni.
La prima è il suicidio del ragazzo pakistano di venerdì sera, la seconda la rimozione dello striscione “Verità per Giulio Regeni” dal palazzo della Regione per motivi che non conosco, né mi interessa conoscere (per inciso, non sarei disposta a tollerare alcuna giustificazione che non sia un refolo di Bora).
Una PERSONA si getta nell’Isonzo, questa persona ha 30 anni, lo si scopre per pura casualità altrimenti nessuno se ne sarebbe accorto. A saperlo in città sono ancora in pochi perché a commettere l’insano gesto è uno STRANIERO… Uno di quelli che poteva starsene a casa sua, chi lo ha invitato, che cosa pretende, se non gli sta bene che si levi dal caz…
Ecco, proprio questo ha fatto, si è levato dal caz.. DEFINITIVAMENTE. Stava passando un momento difficile, apprendiamo dalla stampa, che forse durava più o meno da 30 anni, la sua età.
Perché, diciamocelo, nascere dalla parte sfigata del mondo, cercare senza successo un luogo in cui stare meglio o semplicemente stare, essere riconosciuto, avere un’identità, non deve essere stato proprio una pacchia.
Ma se a lui è andata maluccio e a noi no, che colpa abbiamo? Che colpa abbiamo se un altro tizio giovane è andato a “cercarsi rogne” in Egitto? Magari ha pure messo il naso in cose strane… Che cosa gli mancava? Poi, non è mica l’unico italiano morto all’estero… Non possiamo mica continuare a parlarne in eterno, no?
Possiamo, invece, ma non dovremmo. Perché se si giungesse alla verità, di striscioni gialli non ci sarebbe più bisogno.
E invece la verità è lontana e Giulio, così come Sajid, continuano a morire ogni giorno a causa dell’indifferenza delle persone che credono che queste tragedie non li riguardino e che i problemi siano sempre BEN ALTRI. Eleonora Sartori
Rispondi