Anche stavolta il summit tra autorità politiche, amministrative e tecniche si è svolto a porte chiuse: che i goriziani leggano dai giornali cosa succede in città (e in ospedale).
Peccato che anche il sindaco si sia perso questa occasione.
A quanto pare si tratta di un ospedale degno di ospitare eccellenze sanitarie quali la chirurgia bariatrica (la chirurgia dell’obesità, per i non addetti ai lavori), l’odontostomatologia, l’urologia, la senologia…
Certamente non dispiace che anche nell’ospedale di Gorizia si svolgano attività sanitarie di eccellenza che richiamano pazienti anche da fuori bacino d’utenza, anzi, benvenga! E di cose che funzionano nell’ospedale di Gorizia sicuramente ce ne sono.
Prima però è necessario che vengano assicurati i livelli essenziali di assistenza a tutti i cittadini: prestazioni in tempi d’attesa contenuti, assistenza infermieristica e riabilitativa territoriale, cure palliative, ecc.
L’Hospice di Gorizia ha chiuso i battenti dal 2017.
E’ da un anno ormai che il distretto sanitario è gestito da un responsabile facente funzioni, che ora copre anche il distretto di Monfalcone il cui responsabile (ff) è prossimo al pensionamento.
La terapia intensiva cardiologica doveva essere riorganizzata anni fa, e invece oggi i cardiologi di Gorizia fanno i salti mortali per garantire i turni.
Magari su questi argomenti i cittadini avrebbero qualcosa da dire al cospetto degli amministratori e dei politici.
E’ in atto una riorganizzazione aziendale molto impegnativa e complessa. Non fosse altro perché segue di poco un’altra riforma sanitaria che non ha avuto il tempo di compiersi.
In pratica l’Azienda attuale, formata dall’ex Isontina ed ex Bassa Friulana, convolate a nozze dal 1° gennaio 2015, dovrà smembrarsi e accorpare la parte isontina all’attuale azienda ospedaliera universitaria di Trieste, mentre la parte friulana verrà accorpata all’attuale azienda di Udine.
Tralasciando la parte friulana che ora non ci interessa: se esaminiamo il sistema di valutazione “Bersaglio” recentemente comparso sulla stampa, l’azienda di Trieste è quella che presenta il maggior numero di criticità a livello regionale, e fra le peggiori performance c’è proprio l’elevato costo sanitario mentre l’unica area altamente critica dell’azienda Bassa Friulana Isontina per il 2018 è rappresentata dal numero elevato di persone che abbandonano il PS dopo essere stati registrati (peccato che il nuovo primario che stava egregiamente migliorando la situazione si sia recentemente trasferito proprio a Trieste!).
E allora il dubbio è che questa ennesima fusione ci trascini a fare i portatori d’acqua a Trieste. Bisogna pretendere che ai cittadini goriziani vengano assicurati i bisogni assistenziali di base e che le risorse vengano equamente ridistribuite tra i territori.
Troppo facile fare dell’ironia a questo punto: forse prima di approdare alla chirurgia bariatrica i cittadini affamati dovrebbero riempirsi la pancia di pane … con buona pace di Maria Antonietta! Andrea Picco
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