Venerdì 5, prima della manifestazione alla Transalpina, si è svolta un’iniziativa molto importante. Nello spazio dove un tempo avrebbe dovuto esserci una fontana, davanti alla farmacia di S. Anna, il piccolo anfiteatro è servito ad ospitare un particolare incontro.
Si è presentato uno studio fatto dalla straordinaria maestra Nerina Fattutta con tre quinte elementari di via Cipriani nell’anno scolastico 1975-76 sul quartiere, con visite guidate alle industrie, interviste agli abitanti, reportage fotografici guidati da Giuseppe Assirelli.
Un lavoro didattico sul campo che oggi sarebbe impensabile, date le pastoie burocratiche che ingessano le scuole e la minore libertà di movimento degli studenti. Pensiamo che questi bambini, a gruppi di tre o quattro, giravano da soli per le case a fare interviste!
La ricerca era stata appoggiata dall’allora Provveditorato, dagli industriali, dall’Associazione maestri cattolici e supportata dalla stampa, che ad ogni uscita dei ragazzi, faceva un articolo. Veramente altri tempi che testimoniano l’esistenza di una comunità, che pur con i suoi problemi, riusciva a chiedere, a incontrarsi e a discutere.
Dopo Daniela Carreddu che ci ha fatto capire come S. Anna fosse un quartiere diventato industriale ma privo di servizi, hanno parlato Maria Teresa Padovan che ha presentato il gruppo di lettura di Sant’Anna dove ora stanno discutendo addirittura di filosofia a partire dal volume “Il mondo di Sofia” e poi Camilla Soffiati di Straccis e Antonella Vitolo di Piazzutta che ci hanno raccontato l’esperienza di quartieri che si muovo già da anni sui bisogni e i desideri della gente.
Margherita, della cooperativa La Collina, ci ha spiegato i momenti di incontro e le attività che le persone già fanno a S. Anna, come quella degli orti sociali.
Insomma il succo della questione è che i quartieri non vogliono solo essere luoghi periferici dove si va a dormire senza più conoscere nessuno. A Gorizia essi hanno storie interessanti e particolari, tutte da scoprire.
Conoscendo le radici, le attività fatte, è più agevole pensare a quello che c’è da fare in futuro. “Ritessere la tela dei rapporti sfilacciati” come diceva Teresa, riannodare i fili, sconfiggere la solitudine e il disagio e rimettersi in gioco. Prossima tappa autunnale: una grande mostra fotografica sul quartiere. Anna Di Gianantonio
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