Cosa si può dire, di una serata come quella di ieri? Intanto, segnamola sul calendario. 5 luglio 2019: giornata storica. Arrivare in Transalpina e vederla stracolma di persone, stracolma di noi, italiani e sloveni che abbiamo risposto all’unisono al messaggio chiaro: Mai più muri. Perché per noi di qui quel confine non divide due stati, ma è una linea che taglia in due un territorio unico, un’unica città, e noi quel confine non lo vogliamo più.
La sparata di Salvini che il pinscher Fedriga ha sposato scodinzolando, ha avuto il duplice effetto di riportarci sì a un passato che non vogliamo più rivivere, ma soprattutto, per reazione accelerare il futuro che vogliamo costruire insieme. È questo il messaggio fortissimo di ieri sera: siamo entrati nel futuro di questa città unica, e vogliamo costruirlo insieme.
Abbiamo finalmente coscientizzato ciò che siamo, e di fronte al pericolo di perdere ciò che sentiamo come nostro, abbiamo reagito. Insieme. Felici di esserlo.
Vedere così tante persone, centinaia e centinaia di persone sorridere, stare bene, giocare, tenersi per mano in un girotondo infinito, sentire tutti dire è stato bellissimo, non voler andare via dopo, quando tutto era finito, e anche del muro di cartone non c’era più traccia.
Vedere Brulc e Brancati, i sindaci di allora, emozionatissimi dire che sono stati i cittadini che hanno buttato giù il confine, non i governi. Vedere Simon, Gorazd, Maja, Luka, Marko, e tanti altri coi brividi sulla pelle.
Abbiamo dato senso alla candidatura a capitale europea della cultura del 2025, facendo capire qual è l’Europa che vogliamo costruire qui. Niente odio, muri, filo spinato. Solo ponti, sorrisi, insieme/skupaj.
Sì, si è fatta la storia. Certo non la Grande Storia, quella del 2004, ma quella quotidiana, preziosa, costruita con lo sforzo comune di tutti noi. Quella che i muri li butta giù giorno dopo giorno. La storia quella vera, quella da cui si parte per immaginare il futuro. Andrea Picco
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