Oggi sul quotidiano locale si dà ampio spazio alle mozioni che saranno presentate e discusse (numero legale permettendo) nella seduta odierna del Consiglio Comunale. A dirla tutta, ad alcune mozioni: sanità e muri marchiate PD, di quella sul ddl Pillon non c’è traccia, né mai c’è stata nei mesi passati (per la cronaca, è stata presentata a gennaio!).
Spero si tratti di una svista e non del fatto che si consideri l’argomento poco importante visto che proprio domani, 23 luglio, riprende in Commissione Giustizia al Senato la discussione di questo disegno di legge, nonostante centinaia di migliaia di uomini e donne in Italia ne abbiano chiesto il ritiro, perchè ritenuto lesivo della libertà di tutte e tutti e potenzialmente molto pericoloso per le bambine e i bambini.
La discussione sul Pillon c’è già stata in altri comuni, come Gradisca e Romans, oggi speriamo di potervi assistere a Gorizia, dopo svariati mesi di attesa.
Sul quotidiano locale di oggi c’è un’altra imprecisione, sempre riguardo ad una mozione già presentata e discussa mesi fa. Un argomento importante e delicato, quello della ludopatia, così importante da aver comportato l’apporto trasversale di tre consiglieri comunali, rappresentanti di tre liste molto diverse: Braulin (Fratelli d’Italia), Picco (Forum Gorizia) e Tomasella (Lega), citati rigorosamente in ordine alfabetico.
Peccato che oggi venga ripreso l’argomento e di Braulin e Picco non vi sia traccia. “… Fu proprio il giovane consigliere leghista Andrea Tomasella, lo scorso anno, a presentare la mozione, poi votata all’unanimità, per impegnare l’amministrazione comunale ad individuare i punti sensibili e gli orari di apertura delle macchinette a Gorizia”, cito testualmente.
Ma poi questi punti sensibili, sono o non sono stati almeno abbozzati?
Al giovane consigliere della Lega e solo a lui, dunque, chiediamo, se dovremo attendere il prossimo regolamento di Polizia locale per saperne qualcosa… Perchè, se i tempi sono quelli di altri Piani (ad esempio quello del Traffico), campa cavallo… Eleonora Sartori
Discutere del ddl Pillon in consiglio comunale è aria fritta. In ogni caso al partito delle femministe, nel paese più mammista d’Europa, non vanno bene né i tempi paritetici né il mantenimento diretto.
Riguardo ai tempi paritetici l’articolo 11 prevede che, “salvo diverso accordo tra le parti, deve in ogni caso essere garantita alla prole la permanenza di non meno di 12 giorni al mese, compresi i pernottamenti, presso il padre e presso la madre”. Esempio semplice e d’immediata comprensione: se un figlio passa l’80% del tempo con la madre e il 20% con il padre, impara che il genitore di riferimento è la madre. Analogamente, a parti invertite, accadrebbe il contrario. Va da sé che i tempi paritetici sono la soluzione più equilibrata. E non lo dicono solo la logica e il buonsenso, ma anche numerosi studi internazionali.
Riguardo al mantenimento diretto l’obiettivo della proposta è far sì che i figli ricevano un accudimento continuativo da tutti e due i genitori, in modo da poter constatare la partecipazione pratica ed economica di entrambi ai loro bisogni.
Cosa c’è di sbagliato in tutto questo? Evidentemente le ideologie hanno il sopravvento sul buonsenso…
Tempi paritetici: ping pong del bambino.
Mantenimento diretto: ottima soluzione in un paese in cui non vi sia disparità salariale e vi sia, invece, pari accesso al mercato del lavoro, dove il part time non sia solo femminile. Potrei continuare… Ideologia o senso della realtà?
Immagino siate uomini. Una donna si sarebbe firmata. Avvocati? Mediatori? Poco importa. Quello che continuate a non comunicare e fare finta di non capire è che un disegno di legge che riduce le tutele in caso di violenza rimane un disegno di m…
Provate a fare una proposta ascoltando tutte le associazioni di categoria, partendo dall’intervenire garantendo i fondi necessari a un welfare funzionale e al sostegno dei consultori familiari. Provate a verificare le norme vigenti, ciò che ne impedisce l’applicazione. Resta un fatto, se la base di un ragionamento è sbagliata, offende, espone, mette a rischio le persone, tutto il ragionamento va buttato e rifatto. E se poi fa chiaramente gli interessi economici di una categoria beh….ancora di più.
Non è neanche necessario approvare il ddl Pillon, basterebbe applicare la legge attualmente vigente, ormai da più di un decennio, come si fa normalmente con le altre leggi. Invece…in quante sentenze che escono dai nostri Tribunali si fa sistematicamente riferimento in maniera aberrante al “diritto di visita” di un genitore (solitamente il padre) nei confronti dei figli? La conseguenza inevitabile di una prassi orma codificata che non è altro che una pura invenzione giuridica: «il collocamento prevalente» dei figli presso uno dei genitori. Nessuna norma uscita dal Parlamento in realtà prevede tutto ciò (ovvero la riesumazione forzata dell’affiidamento esclusivo) e di qui la inevitabile riflessione: se i figli sono affidati per legge ad entrambi i genitori, essi dovrebbero stare pacificamente con ciascuno di loro per tempi paritari e non dovrebbe proprio esistere un genitore che fa visita ai figli (come si fa con gli ammalati in ospedale)! Il collocamento prevalente sta all’affido condiviso così come il finanziamento pubblico dei partiti sta ai rimborsi elettorali. Si fa la stessa cosa di prima, chiamandola in un modo diverso. Sarebbe ora di correggere la rotta, invece di opporsi per principio a tutto. Se la base del ragionamento è sbagliata, la prassi attuale invece è corretta? Quali sono le proposte alternative?