La proposta di Salvini di ripristinare i controlli sul confine con la Slovenia segna un ulteriore, pericoloso passo nella discesa dell’Italia verso gli inferi della disumanità.
In questo caso però c’è qualcosa, se possibile, di ancora più inquietante. Già in occasione dell’ultima giornata del ricordo, Basovizza è stata la sede di un’incosciente gara a chi le sparava più grosse tra esponenti politici rappresentanti di istituzioni importanti.
Alle assurde richieste di scuse rivolte a chi è stato vittima delle persecuzioni fasciste e naziste si era perfino aggiunta una neppur troppo velata rivendicazione territoriale nei confronti della Slovenia e della Croazia, roba veramente da primi tempi della Guerra fredda!
Ora l’incredibile “boutade” del ministro dell’interno orienta alla cancellazione di decenni di delicato ed efficace lavoro diplomatico, culminato – per ciò che concerne Gorizia – nelle indimenticabili “giornate” del 1 maggio 2004 (ingresso della Slovenia nell’Unione Europea) e del 20 dicembre 2007 (Slovenia in Schengen e fine dei controlli confinari).
Insomma, a coloro che hanno speso la loro vita per abbattere reti e muri, oggi si risponde distruggendo i ponti e innalzando nuove, anacronistiche e inattese barriere.
Ma è possibile che una persona, da sola, possa provocare così gravi danni? Non esiste un presidente del consiglio pronto ad azzittirlo? Dove sono Di Maio e i 5 Stelle? Davvero il consenso elettorale è uno squallido altare sul quale sacrificare principi politici e culturali che si ritenevano per sempre acquisiti?
E’ necessario mobilitarsi, in qualsiasi modo, per impedire questo scempio, approvato dal Governatore della Regione Fedriga, ma – sia pur debolmente – contrastato anche dai sindaci forzitalisti di Trieste e Gorizia. Si potrebbe realizzare una catena umana nella Piazza della Transalpina/Trg Evrope per contrastare il ritorno di lugubri reti e nel contempo per affermare il diritto all’accoglienza di chi fugge dalla guerra, dalla fame e dalla persecuzione?
Immaginiamo che cosa potrebbe accadere se si bloccasse, anche per pochi minuti un valico confinario, in piena stagione estiva: si concretizzerebbe di nuovo quello che si pensava essere solo il ricordo delle file, per ore sotto il sole, per passare da una parte all’altra di una terra che appartiene a tutti. Andrea Bellavite
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