Nell’ultimo interessante incontro tenutosi mercoledì scorso sul nuovo piano regolatore di Gorizia è emerso che la città è “multipolare” essendosi sviluppata per borghi negli ultimi decenni.
Di un insieme di borghi si tratta infatti, e anche di antichi comuni che dal 1927 sono stati accorpati al nucleo principale venendo a costituire l’attuale città di Gorizia che tutti conosciamo.
Forse anche per questo la vita nei quartieri fino a 40/50 anni fa era molto simile alla vita di paese, dove ci si conosceva un pò tutti e ci si aiutava a vicenda.
Un quartiere rappresentava un’identità in cui riconoscersi e di cui si andava fieri. Era un luogo dal quale si usciva solo al momento delle scuole medie o del liceo, periodo in cui si allargava la cerchia delle amicizie a persone provenienti da quartieri diversi, o da altre città. Quel tessuto urbano dava sicurezza e permetteva di non sentirsi mai da soli.
Molto è cambiato nelle nostre città in questi anni. Ci sono zone residenziali ad alta densità abitativa dove arrivano nuove famiglie, per esigenze abitative o di lavoro, spesso in assenza di centri di aggregazione dove incontrarsi. I piccoli esercizi di vicinato soccombono a favore di grandi centri commerciali anonimi. Spesso rimane solo la chiesa, nel senso di comunità cristiana, in cui ritrovarsi e riconoscersi.
Lo “spaesamento” nelle città, soprattutto nelle grandi città, dove non ci si riconosce più neanche nel colore della pelle e nei lineamenti, conduce all’isolamento.
Le grandi città ospitano folle di solitudini e le morti solitarie non sono più così rare. Le ditte di operai vengono da fuori, gli industriali delocalizzano, i nostri figli se ne vanno all’estero a cercare lavoro, come nuovi migranti economici. I nostri genitori anziani sono assistiti da badanti straniere che a loro volta hanno lasciato a casa figli e mariti. I nostri ragazzi stanno ridiventando analfabeti, incapaci di comprendere un semplice testo scritto in italiano.
Non è per fare facile sociologia da bar ma c’è qualcosa che non va. I cambiamenti sono rapidi, il tessuto sociale si è sfilacciato, è così consumato che non si rammenda più. Rapidi cambiamenti epocali richiedono forte adattamento della specie.
È ora di ordire la trama, recuperare le umanità nascoste, stanare le solitudini, uscire allo scoperto. E perché no? Leggere insieme! Uscire, conoscersi, scegliere un libro, leggerlo ad alta voce, commentarlo insieme. Riconquistare una profondità leggera che sfuma nel sorriso. Riappropriarsi della cultura popolare. La lettura ad alta voce in gruppo è un’arte antica che socializza, sviluppa e mantiene le capacità cognitive, favorisce la consapevolezza delle proprie emozioni, allarga le conoscenze, anche per chi non può o fa fatica a leggere.
E’ con questo spirito che nasce l’iniziativa del Forum, inserita nella più vasta progettualità di “QuartIeri Oggi Domani”, che riscopre il quartiere come dimensione privilegiata per conoscere la gente attraverso la storia del quartiere, per creare reti e favorire lo sviluppo delle comunità.
“Librorum” riprende a settembre, a presto! Maria Teresa Padovan
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