Dunque con “dimissioni” si chiude il trittico di manifesti con il quale il prof. Sergio Pratali Maffei ha voluto criticare pubblicamente, in maniera originale, l’operato della Giunta comunale di Gorizia.
Ci facciamo raccontare direttamente dall’autore il senso di queste azioni:
“Con il primo dei tre manifesti, che riportava la parola “vergogna” seguita dalla sua definizione tratta dal vocabolario Treccani, la contestazione era rivolta in particolare al rifiuto di discutere in Consiglio Comunale le due petizioni popolari, sottoscritte da oltre 1600 cittadini ciascuna, su industrie insalubri e adozione del piano di zonizzazione acustica”, spiega il professore.
“Con il secondo, “falso”, mi riferivo alla posizione della stessa giunta, e del Sindaco in particolare, che sullo stesso tema, nella seduta del Consiglio Comunale del 3 giugno riassumeva la vicenda negando la verità, da chiunque verificabile rivedendo lo streaming della seduta precedente, del 7 maggio. In quell’occasione il Sindaco aveva chiesto ai consiglieri di maggioranza di seguirlo e abbandonare l’aula, impedendo così la discussione sulle petizioni, salvo poi inventarsi, letteralmente, un’altra versione dei fatti realmente accaduti”.
“Con il terzo manifesto, visibile in questi giorni in via Blaserna, traevo infine le logiche conclusioni, richiedendo le “dimissioni” del Sindaco, anche alla luce dell’evidente incapacità di gestire e migliorare la città e, secondariamente, di tenere assieme una maggioranza posticcia, più volte divisa negli ultimi mesi, per la quale non basterà certamente un prevedibile rimpasto a migliorarne la qualità e a raggiungere un qualche obiettivo concreto a favore dei cittadini”, conclude Pratali Maffei.
Insomma, l’originalità non sembra mancare al professore, che ha tratto spunto dal film “Tre manifesti a Ebbing, Missouri”, così come non è mancata un po’ di suspance in questa città, in cui, a dirla tutta, sembra non accadere mai nulla. Eleonora Sartori


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