In questi giorni di soap politica, l’elettore è sulle spine, ma c’è qualcun altro che sta peggio. Penso a tutti i politici che, lasciando posizioni incerte, hanno chiesto al Capitano e ai suoi terminali locali la tessera del partito vincente, che doveva essere una specie di assicurazione sulla vita politica.
Convinti come sono che le idee sono più intercambiabili dei calzini li abbiamo visti prodursi in scalcagnate dichiarazioni di razzismo, in gridolini di viva gli italiani, nella difesa dei confini, nella insinuata (ma fino a una certa perchè poi qualcuno magari li prende sul serio) superiorità della razza italiana, nell’invocazione di muri, nell’anatema contro gli insegnanti di sinistra, nella moltiplicazione dei lapidari con nomi presi da elenchi al la va ben, e via accreditandosi.
Ed ora? A chi si rivolgeranno? Mettiamo che ci sia un governo PD M5S: invocheranno allo stesso modo l’uguaglianza universale, l’accoglienza dei profughi, il ritorno di genitore 1 e 2, l’eliminazione delle macchine e l’obbligo delle biciclette anche per gli ottantenni? Coglie bene il punto oggi Travaglio quando dice che leccare i culi in movimento è una delle imprese politiche più ardue di questi tempi. Anna Di Gianantonio
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