Ma cosa vuole dire il sindaco con il suo messaggio relativo alla presa di Gorizia dell’8 agosto 1916? Non è domanda provocatoria ma vera e reale. Nel suo intervento dice “non arretreremo di un millimetro”.
Ma a chi si riferisce non è chiaro. Chi ci minaccia, primo cittadino? Da chi ci dobbiamo difendere? Non mi risulta che ci sia nessuno ai confini, nessuno che vuole prendersi la città, a meno che lei non voglia respingere chi sta spogliando il capoluogo di tutte le sue prerogative e dei suoi enti, accorpandoli o eliminandoli.
Chi mette in discussione la cultura italiana come lei afferma? Par di capire che il pericolo sia il multiculturalismo che francamente è parola fumosa e poco chiara. Cosa significa? Che non dobbiamo imparare più la lingua della perfida Albione, non dobbiamo insegnare ai figli lo sloveno, dobbiamo abolire le lingue straniere dalle scuole? Oppure dobbiamo rendere le nostre classi etnicamente pure senza che vi entrino più bambini di altre culture e religioni?
Invece nel discorso si è persa l’occasione per ricordare che Gorizia è stata per secoli una città multietnica dove la componente slovena e tedesca hanno dato ricchissimi contributi alla cultura e alla ricchezza della città. Si è persa l’occasione per ricordare che la guerra, scatenata dai nazionalismi, ha prodotto centinaia di migliaia di vittime e distrutto l’economia e la società di un intero territorio per decenni.
Se Gorizia vuole essere capitale della cultura deve aprirsi ad altre idee che non siano la salvaguardia di una mitologica identità nazionale nel luogo dell’italianizzazione forzata dei cognomi. Guardiamo avanti, confrontiamoci con i problemi del secolo in cui viviamo e non rimpiangiamo i concetti del ventennio che non ha portato davvero fortuna alla nostra città. Anna Di Gianantonio
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