I tempi che viviamo sono quelli del “chi la spara più grossa”. I bersagli sono sempre gli stessi, gli ultimi. I modelli a cui ci si ispira sono i detentori del potere, nazionale o regionale, anche se gli equilibri sembrano essere momentaneamente in stand by.
Monfalcone è stata un’apripista in quanto l’amministrazione si è impegnata in diverse campagne contro i cittadini stranieri: i bambini esclusi dalle scuole, i lavoratori multati perché pranzano indecorosamente (!!!) con la loro tuta da lavoro fuori dal cantiere e, last but not least, i cittadini che pagano regolarmente l’affitto, in gran parte stranieri.
Apprendiamo con giubilo che, sull’ultima crociata e l’assurda richiesta di certificare proprietà immobiliari nel proprio paese d’origine, l’amministrazione sembra aver fatto più di un passo indietro. Non certo per compassione, più probabilmente per “vizi di forma”, non essendo questa certificazione mai stata prevista tra quelle necessarie per la domanda di contributo affitti. Anche perché il punto non è tanto possedere o non possedere un immobile, quanto poterne fruire: se io possiedo un rudere o una casa a 1000 chilometri dal posto di lavoro è come non avessi nulla.
Monfalcone, per ragioni legate al cantiere e alle persone che vengono a lavorarci, presenta abitazioni con canoni di affitto più alti della media. Di qui un elevato numero di domande di contributo affitti.
Essendo molti i cittadini stranieri in affitto, se a questi venisse tolto il beneficio con il pretesto della mancanza di un’improbabile certificazione su presunte proprietà nel proprio paese di origine (magari in paesi in cui non esiste nemmeno un’anagrafe, figuriamoci un catasto), Monfalcone vedrebbe ridursi di molto i contributi dalla Regione e difficilmente riuscirebbe ad accedere a quel 20% in più a cui ha avuto accesso finora permettendo così a quasi tutti quelli che si trovano a pagare un affitto di avere un contributo, anche italiani!
I soldi degli affitti, inoltre, non finiscono nelle tasche di cittadini stranieri, ma di proprietari di case in gran parte monfalconesi e questi ultimi spesso non sono ricconi che lucrano sui poveri, ma persone modeste che magari usano l’affitto per integrare la retta della casa di riposo di anziani genitori.
Come già accaduto in passato (si pensi alla cancellazione anagrafica di cui abbiamo già parlato), per colpire gli stranieri si colpiscono tutti… alla faccia del prima gli italiani che sarebbe meglio cambiare in “prima gli italiani ricchi. Eleonora Sartori
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