Dunque per il sindaco Rodolfo Ziberna il “caso Altinier” è chiuso. Due Pater Noster e due Ave Maria e la piena assoluzione dai peccati. Che poi, dai, non sono peccati, tuttalpiù peccatucci. Quelli per cui la mamma di darebbe uno scufioto.
Partiamo dal presupposto che un fatto grave come quello che è accaduto, soprattutto per quanto riguarda le ripercussioni sulla reputazione di Gorizia e delle sue genti (per chi non lo sapesse del caso Altinier ne ha parlato letteralmente mezzo mondo), non lo si chiude unilateralmente alla bell’è meglio.
Lo si potrebbe chiudere se vi fossero delle azioni concrete per chiuderlo, e l’unica che mi viene in mente è l’allontanamento del reo confesso, se non dal partito che mette la mano sul fuoco sulla sua buona fede, almeno dall’amministrazione comunale.
Ricordiamo che un consigliere comunale, per quanto poco, viene retribuito con i soldi di tutti i cittadini e che in questo caso il danno è doppio perché oltre a offendere questi ultimi (o almeno una buona parte), offende l’Amministrazione stessa. Un’amministrazione che oggi, nel maldestro tentativo di tutelarsi, dice tutto senza dire nulla.
L’articolo apparso sul Piccolo è un’accozzaglia di parole usate a casaccio: si parla di equivoco, idiozia, stupidaggine, espressioni che si usano riferendosi alle marachelle di un bimbetto dell’asilo non certo alle azioni di un adulto che ricopre una carica pubblica. Perché è vero che l’autodefinizione di antisemita risale all’adolescenza, ma è altrettanto vero che nei successivi aggiornamenti del profilo, alcuni dei quali relativamente recenti, essa non sia stata rimossa.
Per quanto riguarda le azioni che la stessa Amministrazione dovrebbe intraprendere, esse non c’entrano con la valorizzazione del patrimonio storico cittadino e dei personaggi che hanno fatto lo storia goriziana (o almeno non solo), ma con l’allontanamento di tutti coloro che non si comportano in maniera degna del ruolo che ricoprono.
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