Poteva essere una buona occasione per riportare la politica nel perimetro della serietà, invece così non è stato perché si è preferito chiuderla lì e po bon.
Di sicuro la scelta del Sindaco di fare propria la mozione sull’hate speech ha tolto le castagne del fuoco ad alcuni consiglieri che così si sono risparmiati la fatica di far sembrare coesa una maggioranza che sembra un groviera, l’imbarazzo di difendere l’indifendibile o di ribadire che loro “non sono razzisti ma…”.
Sì, perché un ma c’è sempre: “non ho nulla contro i gay, ma…”, “non ritengo le donne inferiori, ma…” e potrei continuare l’infelice lista.
Il dato oggettivo, però, è che c’è stato un consigliere che si è definito pubblicamente antisemita e a questa persona non è venuto in mente, né è stato chiesto, ad esempio, di accendere il microfono e leggere delle scuse, magari anche le stesse riportate sulla stampa locale, come segno di rispetto verso l’aula, verso il pubblico presente e che seguiva la seduta in streaming e, soprattutto, verso l’intera cittadinanza.
Martedì un mea culpa era ancora più necessario dopo il triste show di Pontida e gli insulti indirizzati a Gad Lerner: avremmo voluto sentire che la Lega rispedisce al mittente le accuse di antisemitismo, che la Lega con questo schifo non c’entra nulla, ma evidentemente a loro va bene così, lasciare che il ragionevole dubbio aleggi nei pensieri di molti italiani.
Mettendo da parte le tragedie storiche del passato, che mi auguro davvero siano riconosciute e rispettate da tutti, mi soffermo sulle dinamiche del potere che, a livello locale e nazionale, sembrano avere molto in comune.
Io sono in maggioranza, io ho il potere, il siedo qui, tu lì, quindi non mi abbasso a chiedere scusa. La funzione ricoperta invece di essere responsabilità è protezione, scudo… “tanto non mi fanno nulla”.
Ecco, io non so come poi si possa credere che chi assume un tale atteggiamento possa presentarsi davanti a una pletora di studenti, nella loro fase di più alta incazzosità, e fare lezioni sull’uso responsabile dei social o di moralità in genere. Eleonora Sartori
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