Gorizia inaugura un nuovo modello di governo della città: la maggioramza subacquea, che va sotto su tutto. Un’amministrazione in apnea, che anche ieri si autostecca la propria delibera sull’orchestra sinfonica. 15 – 18, e la caporetto è servita, primi violini Roldo e Hassek dello stesso partito dell’assessore proponente e del Sindaco, violini di spalla Ferrari e Zorzenon, rispettivamente Progetto Fvg e Fratelli d’Italia, gli assenti da ambo le parti non cambiano di una nota lo spartito.
Il Sindaco conta e riconta, durante il dibattito, ma c’è poco da fare, e Richelieu Sartori glielo fa capire che sotto si è e sotto si resta. Stavolta però non difende il suo selfie made man, risparmiandoci i 25 minuti che l’altra volta aveva riservato alla suddetta delibera, rimasta in sospeso per la caduta del numero legale, che qualcosa voleva pur dire.
Niente like per pollicino, il re dei like, insomma. Zotti chiede la votazione per appello nominale, visto che è tra gli ultimi vuol capire se e quanto il suo voto peserà. Si parte con l’ex antisemita Altinier, ironia della sorte, ma già alla G la maggioranza va sotto ed è senza bombole. Zotti può fare il bravo e votare favorevole, tanto non conta niente, sotto gli occhi di Calligaris, accorso per capire come verrà trattato il giovanil errore del suddetto consigliere, paonazzo per tutta la seduta e con la pressione a mille, fino a quando non capisce che il suo momento è rimandato di una settimana.
Delibera respinta, il sindaco continua a non alzare lo sguardo dal telefono, chissà a che schema è. Come se niente fosse, si passa al punto successivo. Mozione sulla sanità che un sempre più incupito Tomasella della lega chiede al pd di “ritirare, per coerenza, avendo fatto cadere il numero legale un sacco di volte per non discuterla”. Povero, “fa diol”, ‘ste continue trasformazioni della maggioranza in minoranza gli hanno fatto dimenticare che è compito loro tenere il numero legale, e che farlo cadere è il loro modo, della maggioranza, di mandare messaggi alla giunta, proprio come sull’appena trombata orchestra sinfonica.
La mozione chiede un tavolo permanente sulla sanità con l’azienda, ma si parla praticamente solo di punto nascita, interviene anche l’animatore del “comitato voglio nascere a Gorizia, ma solo col centrosinistra, perché adesso col centrodestra va bene anche Monfalcone, anche Latisana ma no Sempeter”. Vorrebbe fare il duro, “io a Tondo ho detto in faccia chiudi il punto nascita – ah era stato lui? Ma dai? – e non ti faccio mettere più piede a Gorizia!! ” ma poi chiude e s’infila un paio d’occhiali con le lenti rosse.
Non si capisce perchè questi della maggioranza si fissino su chi l’ha tolto, Tondo in realtà ma è colpa del PD, anziché su chi non lo rimette, vista la corrispondenza di amorosi sensi tra chi amministra la città e chi amministra la regione.
Si scopre invece che la famosa “casa del parto” non è e non sarà una “casa” in cui “partorire” come le due parole accostate lasciano intendere in lingua italiana, bensì un “percorso nascita”, e a questo punto non si sa cosa possa riservare, nel suo significato, sempre in lingua italiana. Una caccia al tesoro in parco basaglia per gestanti con le doglie, se tanto mi dà tanto. È un percorso fai da te: concepisci, nove mesi, e dopo nasce il bambino a Monfalcone. E qualcuno incassa tre milioni di euro dall’Europa, in barba alla “razza goriziana estinta” di Zotti.
Ma non è l’unica novità della serata, perchè poi si parla di muri sul confine e la lega si divide sulla fedeltà a capitan Salvini e al sergente Fedriga, con Tomasella che difende a spadone tratto i due e Zotti che dice dai, semo seri, che muro te vol far a Gorizia…
Tomasella regala in ogni caso la chicca della serata, la descrizione di Salvini. Un uomo che in silenzio, col lavoro quotidiano, lontano dai riflettori ha combattuto l’invasione di clandestini. È lui, non c’è che dire. Dal Papeete è tutto, buonanotte. Andrea Picco
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