Quanto bisogno ha Gorizia di raccontarsi! Quanto bisogno hanno le persone che ci vivono di farlo. Non è che le occasioni di incontro manchino, è che non sempre sono adatte a un reale scambio di vite.
Ieri sera a San Rocco c’era il silenzio di chi non vuole perdersi nemmeno una sillaba, di chi “ciaocomestai” lo usa ancora come una domanda e si attende una risposta.
Alcuni dei ragazzi del Nazareno hanno condiviso la loro esperienza con il pubblico presente che era realmente desideroso di ascolto.
Naveed, un uomo pakistano di 34 anni, oggi si definisce più sicuro di sé, in grado di affrontare qualsiasi cosa, a differenza di come si sentiva quanto è arrivato in Italia: nulla.
Hamed, di professione pittore, un artista vero, ha definito i suoi disegni un antidoto al male di vivere. Una droga buona che lenisce i suoi dolori e riempie di bellezza gli occhi di chi guarda le sue opere. E di bellezza c’è veramente un gran bisogno, come ha ricordato don Nicola.
Orietta, splendida goriziana, che, oltre a spendersi quotidianamente nel volontariato, assieme al marito ha deciso di ospitare a casa propria due ragazzi, applicando alla lettera il tristemente famoso invito “perchè non te li porti a casa tua?”, vomitato da chi l’accoglienza non vuole nemmeno sentirla nominare. Hanno dato tanto alla sua famiglia, dice, e noi le crediamo perché glielo si legge in volto.
Francesco, direttore della struttura di accoglienza numero 1 a Gorizia, il Nazareno, ha spiegato semplicemente quanto gli operatori facciano del loro meglio per non trattare gli ospiti come numeri, ma come persone. Quando parlava ho guardato attentamente i volti dei migranti seduti tra il pubblico, prova inconfutabile che ciò che ha affermato non sono parole vuote, ma la realtà.
E poi la musica di Aldo e le parole di Alexandrina, giovane donna moldava, che con la sua prosa ha lasciato tutti in apnea.
Ha provato Alexandrina ad essere una straniera, a non potersi esprimere, a non essere capita: tutta la sua sofferenza è finita dritta, dritta nei suoi componimenti magistralmente scritti.
Di un’ironia amara un dialogo in dialetto goriziano di Roberto che ha brillantemente colto la nostra incapacità a guardare le stelle oltre al dito.
Poi Matteo che si riconferma un ottimo presentatore e Giovanni che ha curato la regia di questa meravigliosa serata, che non sarebbe stata possibile senza la collaborazione di don Ruggero e la parrocchia di San Rocco, da sempre in prima linea a fianco degli ultimi, e Giorgio, l’uomo che fa in modo che tutto funzioni a dovere.
Tutto questo è ciaocomestai. Al prossimo anno con la terza edizione. Nell’immagine i veri protagonsti della serata. Eleonora Sartori
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