“Fino a che il leone non ha il suo narratore, il cacciatore avrà sempre la parte migliore nella storia”.
Questo vecchio proverbio africano, citato dal giornalista Fabio Folisi di FriuliSera, riassume alla perfezione il senso di Diritti in Festa, svoltosi ieri a Povoletto.
Tante narrazioni si sono succedute, molto diverse fra loro ma con un comune denominatore: i protagonisti veri erano proprio, metaforicamente, i leoni. I deboli, i poveri, gli ultimi, i migranti, gli sfruttati… I disarmati, insomma, che ESISTONO e, nel loro piccolo e come possono, RESISTONO.
L’ha detto con parole bellissime Sara Manisera, giornalista indipendente, quanto sia necessario parlare di chi resiste al sistema e alle ingiustizie, di chi trova il modo di far sentire la propria voce nonostante tutto.
Questo non per un desiderio di lieto fine, o almeno non solo… Ma per evitare che tutti noi, noi che abbiamo avuto la fortuna di nascere dalla parte “giusta” del mondo, diventiamo sordi e ciechi di fronte a una narrazione incentrata solo sul problema e non su possibili soluzioni.
È drammaticamente vero: sentiamo quotidianamente parlare di problemi, catastrofi, disumanità e la vera tragedia è che ci siamo abituati. Siamo tutti assuefatti. Cosa accade se si incentra il racconto su chi ce la mette tutta per opporsi e ce la fa?
Non ho potuto notare quanti giovani, ma giovani veramente, si spendono nel volontariato alla faccia di chi li accusa di indolenza. Bruno Alvarez Conteras (No Name Kitchen) e Giuseppe Lione (Progetto 20k) quanti anni possono avere? Pochi, eppure hanno molto da insegnare.
Da Lubiana Info Kolpa con un giovanissimo ragazzo afghano (Sacher, come la torta, si pronuncia il suo nome, anche se sicuramente non si scrive così) che parla sloveno mi ha fatto sentire piccola, piccola… Io che vivo a Gorizia da 38 anni e della lingua dei miei vicini conosco, sì e no, 20 parole.
Un grandissimo Pierluigi Di Piazza e la sua esperienza al Centro Balducci, ha dato a tutti noi, abitanti del Friuli-Venezia Giulia, un motivo per essere ancora orgogliosi della nostra regione. I nostri politici avrebbero dovuto ascoltare le sue parole e tornare a casa con la coda tra le gambe.
Alla fine, un bellissimo video di Mediterranea, sulla disperazione umana e su chi, rischiando tutto, mentre si discute di massimi sistemi e si litiga sulla gerarchia delle fonti, salva vite umane.
C’era bisogno di una giornata così. Di una festa dei diritti. Di bella musica. Di un incontro tra chi non ci sta e resiste. Con gioia ho notato che pochi non siamo. Grazie di cuore a tutti gli organizzatori, ma soprattutto a Ospiti in arrivo per tutto quello che ha fatto, fa e farà… Perché di ospiti ne arriveranno ancora tanti, in barba ai vari decreti sicurezza, e di aiuto ci sarà sempre più bisogno.
Un aiuto concreto come una coperta o un maglione… Panni invernali, insomma. Se non potete fornirli, potete semplicemente cercare di vestirli (i panni di chi arriva con viaggi della speranza). È un esercizio salutare che si chiama EMPATIA. Vi farà bene, provateci almeno una volta.
Al prossimo anno con Diritti in festa! Eleonora Sartori
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