Nella festa che vorrebbe celebrare l’amicizia tra i popoli, compare il baracchino con la pubblicità che sponsorizza “l’amaro del duce”.
A Gorizia dove presumibilmente sono confluiti molti sloveni, si tollera una simile vergogna in cui si ironizza sul periodo più nero della storia del confine orientale.
Inutile davvero ricordare a chi non vuole sapere e non vuole ricordare cosa è stato il fascismo per questo territorio. Giova solo dire che il razzismo fascista ha colpito non solo i cosiddetti “slavo comunisti”, ma gli sloveni di tutti i credi politici, compresi i cristiano sociali con l’assassinio del compositore Lojze Bratuž.
Viene da chiedersi se tra i tanti preposti alla sicurezza nessuno abbia pensato di rimuovere il cartellone offensivo.
Il clima della città sta diventando invivibile. Invece di percorrere la strada del superamento del passato, chiedendo scusa per le malefatte compiute, non si fa che inasprire le divisioni, tra cartelli divelti, insulti a chi celebra la Resistenza, pubblicità offensive.
Credo che si stia percorrendo in discesa una china molto pericolosa e che le forze democratiche debbano non solo stare all’erta davanti a provocazioni ormai quotidiane, ma debbano anche pensare seriamente a come rispondere a chi vuole avvelenare i pozzi. Anna Di Gianantonio
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