Dopo striscioni, adesivi (facilmente riconoscibili dal tipo di carattere utilizzato) ora i bavagli e… Tutto tace.
Casapound ha imbavagliato statue in tutta Italia con la complicità del buio della notte e ha poi rivendicato l’azione (protesta contro la censura attuata da Facebook). Non un atto vandalico, in quanto nulla è stato rotto o rovinato, ma uno sfregio simbolico… Si pensi che a Loano a essere stata imbavagliata è la statua di San Francesco.
Con la differenza che in questo caso il Sindaco ha prontamente replicato.
“Il nostro è un paese democratico – sottolinea il sindaco Luigi Pignocca – Il nostro ordinamento giuridico garantisce la libertà di pensiero e di opinione e consente a tutti i cittadini di manifestare liberamente il proprio dissenso. Tuttavia, ci sono strumenti, sedi e canali oppportuni per farlo. Gesti del tutto discutibili come questo non hanno nulla di opportuno e, anzi, offendono la sensibilità dell’intera cittadinanza”. (articolo intero qui).
Non possiamo vantare la stessa solerzia, non in questa occasione almeno. Tutti si ricorderanno che di tutt’altra tipologia è stata la reazione nei confronti degli adesivi vergogna… Ideati, applicati, rimossi e prontamente rivendicati dall’autore, Sergio Pratali Maffei che con una mano li applicava e l’altra scriveva una nota sul perché e il per come (ah, per chi non lo sapesse al professore è stata comminata una multa). Pagine di giornali per più giorni consecutivi, dichiarazione di condanna al gesto, se non erro richieste di cancellazione dall’ordine degli architetti… Insomma, tanta roba.
Noi attendiamo fiduciosi una presa di posizione e una condanna anche nei confronti di Casapound e continuiamo a chiederci come sia possibile agire indisturbati quando si appone un bavaglio a una statua, il Fante, collocata in centro città a metri e metri d’altezza.
E siccome siamo dotati di santa pazienza, attendiamo anche di sapere chi ha lordato con lo spray nero i tabelloni del 900 di Isonzo Soča… Non ci interessa il nome, sia chiaro, ma sapere che l’autore è stato identificato grazie alle mille mila telecamere in città ci farebbe sentire tutti più sicuri e orgogliosi di vivere in una città dove non ci sono figli e figliastri (e anche più contenti di pagare le tasse, con tutto quello che costano i sistemi di videosorveglianza). Eleonora Sartori
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