Nel monumentale volume di Guido Salvini, il magistrato che per oltre 30 anni ha indagato sulla strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969 c’è un pezzo che riguarda anche Gorizia. Dice Salvini – che fa le sue indagini sul gruppo di estrema destra padovano Ordine Nuovo di Franco Freda e Giovanni Ventura – che prima della strage di Milano vennero fatti numerosi attentati con lo scopo di seminare il panico tra la popolazione, richiamare l’opinione pubblica al pericolo dell’avanzata comunista e prepararla ad un governo autoritario (la Grecia aveva i colonnelli dal 1967).
Gli ordinovisti avevano l’appoggio del SID, di parte della Magistratura e di settori importanti della politica, così le loro azioni furono coperte e depistate. Ma torniamo a Gorizia. E’ il 3 ottobre 1969 quando quattro persone si danno appuntamento in piazzale Roma, nel centro di Mestre. Salgono in macchina, una 1100 di colore bianco di proprietà di Carlo Maria Maggi, entrano in autostrada e si dirigono verso Trieste. Sono Martino Siciliano, Giancarlo Vianello, Delfo Zorzi, Annamaria Cozzo. Sui quattro sarebbe interessante scrivere qualcosa, ma lo spazio non me lo consente.
Nel bagagliaio della loro macchina ci sono oltre sette chili di geglinite, collegati a due timer. Arrivati a Gorizia si rendono conto che non è ancora troppo buio per compiere l’attentato e allora vanno al cinema Verdi dove proiettano il film “Realtà romanzesca”. Escono al cinema quasi a mezzanotte e si dirigono verso l’attuale piazza Transalpina. Delfo Zorzi si inoltre nella “terra di nessuno” che divideva allora i due paesi e depone la bomba presso un cippo vicino al confine. I quattro risalgono rapidamente in macchia e vanno a Trieste dove lasceranno un altro ordigno sul davanzale della scuola elementare di via Caravaggio, frequentato da bambini di origine slovena.
E’ un segnale di minaccia e di odio verso il viaggio che, dopo pochi giorni, Saragat avrebbe fatto in Jugoslavia per incontrare Tito. Le bombe non esplodono per errori nella costruzione dei timer. Alcuni giorni dopo degli operai troveranno l’ordigno e lo elimineranno. Zorzi sarà accusato anche della strage di Piazza Fontana, ma ormai era fuggito in Giappone, dove diventerà un ricchissimo uomo d’affari e sarà poi assolto in appello. Con questo attentato fallito e con la strage di Peteano, Gorizia è uno dei tasselli del terrorismo degli anni ’70.
E’ una cosa che non si ricorda, e di cui non si discute. Interessante sarebbe capire se a Gorizia il gruppetto aveva in loco qualche aggancio. Molto interessante sarà anche comprendere, e le carte ormai lo dicono, cosa davvero rappresentò il tentato colpo di stato di Junio Valerio Borghese, che molti fanno passare come un’azione da operetta. Non fu affatto così, ma noi continuiamo ad invitare i reduci della Decima mas, di cui il golpista Borghese fu capo indiscusso. Ne riparleremo. Anna Di Gianantonio
così tanta fortuna che scappava da un posto all’altro mentre i Zorzi di turno facevano e fanno affari alla luce del sole in giro per il mondo. Per qualcuno infatti basta sposare qualcuna e cambiare nome o forse basta essere amico di chi faceva il bello e il cattivo tempo sulla pelle degli italiani. Faccia lei
Comunque nel centro di Mestre non c’è nessun Piazzale Roma, che si trova invece a Venezia.